Titolo dell'opera: Mosaici della Basilica di San Marco
Autore: n.n.
Anno di esecuzione: XI Secolo (fine)
Luogo: Venezia
La decorazione musiva della basilica copre un arco di tempo molto ampio ed è probabilmente dettata da un programma iconografico coerentemente unitario.
I mosaici più antichi sono quelli dell'abside (Cristo pantocratore, rifatto però nel XVI secolo, e figure di santi e apostoli) e dell'ingresso (Apostoli ed Evangelisti, di cui si è detto sopra), realizzati alla fine dell'XI secolo da artisti greci e veneziani, e che mostrano affinità ai mosaici, per esempio, della Cattedrale Ursiana di Ravenna (1112) o a quelli degli Apostoli nell'abside della Cattedrale di San Giusto a Trieste.
Cristo Pantocreatore |
Gli Apostoli con la Theotokos e gli Evangelisti probabilmente decoravano l'ingresso centrale alla basilica ancora prima della costruzione del nartece. I restanti mosaici dell'edificio vennero aggiunti nella seconda grande campagna decorativa a partire dalla seconda metà del XII secolo, da artisti bizantini e veneziani.
L'atrio presenta Storie dell'Antico testamento, le tre cupole sull'asse longitudinale apoteosi divine e cristologiche, gli arconi relativi presentano episodi dei Vangeli, le cupole laterali storie di santi.
La Cupola della Pentecoste (la prima a ovest) venne realizzata entro la fine del XII secolo, forse riproducendo le miniature bizantine di un manoscritto della corte bizantina. La cupola centrale è detta dell'Ascensione, mentre quella sopra l'altare maggiore dell'Emanuele, e furono decorate dopo quella della Pentecoste.
Successivamente ci si dedicò all'istoriazione della Cupoletta della Genesi dell'atrio (1220-1240 circa), seguendo fedelmente le illustrazioni della Bibbia Cotton (un altro revival paleocristiano). Sulle volte e i cupolini successivi si sviluppano le storie degli antichi patriarchi: Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè.
Il transetto nord, realizzato in seguito, ha la cupola dedicata a San Giovanni Evangelista e Storie della Vergine negli arconi. Quello sud presenta la cupola di San Leonardo (con altri santi) e, sopra la navata destra, Fatti della vita di San Marco. In queste opere e in quelle coeve della tribuna gli artisti veneziani introdussero sempre maggiori elementi occidentali, derivati dall'arte romanica e gotica.
Più tardi sono i mosaici delle cupolette di Giuseppe e di Mosè, nel lato nord dell'atrio, probabilmente della seconda metà del XIII secolo, dove si cercano effetti grandiosi con una riduzione delle scenografie architettoniche in funzione della narrazione. Altri notevoli mosaici decorano il Battistero, la Cappella Mascoli e la Cappella di Sant'Isidoro.
Le ultime decorazioni musive sono quelle della Cappella Zen (angolo sud dell'atrio), dove avrebbe operato di nuovo un maestro greco di notevole perizia.
Molti mosaici deteriorati furono in seguito rifatti mantenendo i soggetti originali. Alcuni dei cartoni furono realizzati da Michele Giambono, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Paolo Veronese, da Jacopo Tintoretto e dal figlio Domenico. Tiziano e il Padovanino prepararono invece i cartoni per i mosaici della sagrestia.
I mosaici del XII secolo sono di matrice greca e sono opera di artisti che, per comodità di riferimento, possono essere chiamati maestro dell'Emanuele, maestro dell'Ascensione, maestro della Pentecoste, affiancati da molti aiuti. Al primo si attribuiscono la cupola dell'Emanuele, l'emiciclo absidale, le cappelle laterali con le storie marciane, petriane e clementine e nei transetti i miracoli di Cristo. Al secondo le storie della Passione e l'Ascensione, le cupole laterali ed il martirio degli Apostoli sulla volta e sul lunettone meridionali del piedicroce della basilica, al terzo infine la cupola della Pentecoste e probabilmente le due volte occidentali, ridecorate nel Rinascimento con l'Apocalisse ed il Paradiso. Dopo il Duecento avviene una traduzione del linguaggio artistico musivo, passando "dal greco al latino", ad opera di artisti come Paolo Veneziano. Tale traduzione si approfondisce nel ciclo della cappella di S. Isidoro e trova compimento sia per opera di Paolo Uccello, sia nella cappella dei Mascoli, verso la metà del Quattrocento, ove si registra la presenza di Andrea del Castagno.
I mosaici dell'interno, per lo più del XII secolo, si ispirano ai princìpi dell'arte bizantina. Il nucleo centrale, narrante la storia della salvezza cristiana, spazia dalle profezie messianiche alla seconda venuta (parusia) di Cristo giudice alla fine del mondo ed ha i suoi punti focali nelle tre grandi cupole della navata principale: cupola del Presbiterio, dell'Ascensione e della Pentecoste. La sua lettura va fatta dal Presbiterio verso la facciata, da est a ovest, seguendo il corso del sole, al quale è simbolicamente associato Cristo che è il sole perpetuo per gli uomini.
Nella cupola del Presbiterio troviamo i profeti che, attorno a Maria annunciano i testi delle loro profezie. Vicino a Maria, in atteggiamento orante e in posizione centrale, Isaia, indicando il giovane imberbe al centro della cupola, pronuncia le parole: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chaimato Emanuele, Dio con noi" (7,14); e Davide, capostipite della discendenza regale di Israele, indossante le sontuose vesti dell'imperatore di Bisanzio, proclama la regalità del bambino che da lei nascerà "Il frutto delle tue viscere porrò sul mio trono" (salmo 132, 11). Lo stesso tema iconografico ritorna sulle pareti della navata centrale: dieci quadri in mosaico, magnifiche opere del XIII secolo (i pinakes), presentano, sulla parete destra, la Vergine, su quella sinistra, il Cristo Emanuele, circondati rispettivamente da quattro profeti. Il compimento delle profezie ha inizio nelle scene raffiguranti l’annuncio dell'angelo a Maria e segue con l'adorazione dei Magi, la presentazione al tempio, il battesimo di Gesù nel fiume Giordano sulla volta sopra l'iconostasi (mosaici rifatti su cartoni di Jacopo Tintoretto).
Nei due transetti, sulle pareti e le volte, sono tradotti in numerose immagini gli atti di Gesù a conforto dei malati, dei sofferenti, dei peccatori.
Sulle volte sud e ovest sotto la cupola centrale sono riuniti i fatti conclusivi della vita di Gesù: l'entrata in Gerusalemme, l'Ultima Cena, la lavanda dei piedi, il bacio di Giuda e la condanna di Pilato.
Il grande pannello dell'Orazione nell'orto è del XIII secolo. Al centro della basilica stanno le scene della Crocifissione e della Discesa agli inferi (anàstasis, in greco) con la grande immagine di Cristo vittorioso sulla morte, nonché la raffigurazione della Resurrezione. Nella cupola dell'Ascensione nel cerchio stellato al centro c'è Cristo, seduto su un arcobaleno, portato verso l'alto da quattro angeli in volo. Al di sotto, fra splendidi alberi rappresentanti il mondo terreno, stanno i dodici Apostoli con la Vergine e due angeli. Tra le finestrelle, sedici figure femminili, danzanti, sono la personificazione di virtù e beatitudini: fra le tante presenti, si ricordano la fede, la giustizia, la pazienza, la misericordia e la carità incoronata in vesti regali con l'iscrizione in latino “madre di tutte le virtù”.
La terza cupola è quella della Pentecoste dove lo Spirito Santo, al centro con l'etimasia, nel simbolo della colomba scende sotto forma di lingue di fuoco sugli apostoli. Alla base, tra le finestrelle, sono rappresentati gruppi di popoli che ascoltarono, ciascuno nella propria lingua, il messaggio cristiano. Sulla controfacciata interna è presente il motivo iconografico bizantino della Deesis (Intercessione) nel quale San Marco sostituisce il tradizionale san Giovanni Battista. Nella navata destra del presbiterio un mosaico bizantineggiante del XII secolo rappresenta il trafugamento del corpo di San Marco da Alessandria d'Egitto a Venezia.
Sono rappresentati i veneziani Tribuno e Rustico, assistiti dai loro complici alessandrini, che pongono il corpo del santo in una cassa; il trasporto di questa al grido kanzir ("carne porcina” in arabo); il ribrezzo dei doganieri musulmani per la merce immonda, il naviglio che lascia Alessandria; la burrasca in mare presso l'estuario; l'accoglienza festosa a Venezia. Il Cristo Pantocratore nel presbiterio sta al centro di un trono gemmato, con la mano destra alzata in segno di benedizione e la sinistra che tiene il Libro aperto, ornato di pietre preziose che simboleggiano lo straordinario valore spirituale ed escatologico del suo annuncio. Attorno quattro evangelisti scrivono l'inizio del proprio Vangelo. Al di sotto si trova la Vergine Maria, orante, e ai suoi lati due donatori: il doge Ordelaffo Falier e l'imperatrice bizantina Irene.
Tutte le scene musive, immerse nell'oro che, secondo la tradizione orientale è simbolo della luce divina, sono completate da iscrizioni in lingua latina: brani biblici, puntualmente trascritti o ripresi in forma riassuntiva dalla Vulgata di san Girolamo, oppure bellissime preghiere ed invocazioni in forma poetica medievale. Le varie scene musive hanno esplicazioni in versi leonini. Tali iscrizioni sono presenti anche nell'atrio.
Sopra la figura dell'etimasia, la preparazione del trono per il Giudizio Universale, tra due cherubini e due arcangeli. Ai lati della composizione centrale stanno, in successione gerarchica dal basso verso l'alto, dodici profeti, dodici apostoli, dodici arcangeli. Al di sopra, tra diaconi che spargono incenso, sono raffigurate le feste della chiesa bizantina. Sul pavimento della basilica sono raffigurati a mosaico vari animali, tratti dai bestiari medievali, tra cui il pavone simbolo cristiano di immortalità.
I meravigliosi mosaici policromi del XII secolo che ricoprono il pavimento della Basilica presentano due tecniche diverse: l'opus tessellatum, che utilizza tessere di dimensioni diverse ma tagliate con regolarità, e l'opus sectile, assemblaggio di minuscoli frammenti irregolari di pietre differenti, utilizzati soprattutto per i motivi geometrici e a carattere zoomorfo.
Interessanti anche i mosaici dell'antibattistero e del battistero, eseguiti nel XIV secolo.
Da Wikipedia: Basilica di San Marco: I mosaici
Bibliografia
S. Bettini, L'architettura di San Marco. Origini e significato, Padova 1946
Guida d'Italia del Touring Club Italiano – Venezia, 3ª edizione. ISBN 978-88-365-4347-2
M. Da Villa Urbani, La basilica di San Marco, 2001, Storti Edizioni, Venezia. ISBN 88-7666-014-3
S. Vianello (a cura di), Le chiese di Venezia, Electa, 1993. ISBN 88-435-4048-3
R. Polacco, San Marco. La basilica d'oro, Milano 1991.
E. Rentetzi, Le influenze mediobizantine nei mosaici dell'arcone della Passione della Basilica marciana, in “Arte|Documento”, vol. XIV, (2000), pp. 50-53.
E. Rentetzi, L’iconografia delle gerarchie angeliche nella cupola del Battistero marciano in “Arte|Documento”, n 25 (2010), pp. 124-129.
Bibliografia
S. Bettini, L'architettura di San Marco. Origini e significato, Padova 1946
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S. Vianello (a cura di), Le chiese di Venezia, Electa, 1993. ISBN 88-435-4048-3
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E. Rentetzi, L’iconografia delle gerarchie angeliche nella cupola del Battistero marciano in “Arte|Documento”, n 25 (2010), pp. 124-129.