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Fratelli Limbourg - Très riches heures del Duca di Berry (Mese di Gennaio)

Titolo dell'opera: Très riches heures del Duca di Berry
Anno di esecuzione: 1414 circa
Luogo: Musée Condé di Chantilly

Mese di Gennaio


Il mese di Gennaio, ambientato all'interno di un castello del duca, raffigura il giorno in cui era consuetudine scambiarsi doni. Jean de Berry, con indosso un brillante abito blu impreziosito da damascature dorate, siede alla sua ricca mensa splendidamente fornita, sulla quale due piccoli cani vagano liberamente. All'estrema destra della tavola è raffigurata una grande saliera in oro a forma di nave, menzionata negli inventari di corte come “le salière du pavillon”.

Dietro il duca, in un camino monumentale, s'intravede la fiamma del fuoco e, sopra tale camino, uno stendardo di seta rossa reca i motivi araldici del duca: fiordalisi dorati, racchiusi in tondi blu e circondati da cigni ed orsi, che stanno a simboleggiare l'amore del duca per una certa donna di nome Orsina. Nell'ampio arazzo oltre il camino sono raffigurati eserciti di cavalieri che sopraggiungono da un castello fortificato per attaccare il nemico; le poche parole decifrabili dai versi scritti nella parte superiore dell'arazzo sembrano indicare una rappresentazione della guerra di Troia come veniva immaginata nella Francia medioevale.

I numerosi giovani che s'assembrano attorno al duca potrebbero essere membri della sua famiglia o principi del suo seguito, mentre il prelato canuto ed abbigliato di rosso, che s'accinge a sedersi accanto al duca ringraziandolo di tale onore, è probabilmente un suo caro conoscente, identificabile nel vescovo di Chartres, il quale nei suoi libri scrisse dell'amicizia che lo legava al duca. Alle spalle del prelato alcuni nobili distendono le mani verso il calore del fuoco, mentre il dignitario di corte li esorta ripetendo «approche approche» [avvicinatevi, avvicinatevi], come indica la scritta sopra la sua testa. Seguono poi altre figure, tra cui un uomo, nel gruppo centrale, il cui berretto si ripiega sull'orecchio destro. Paul Durrieu ha ipotizzato che quello potesse essere un autoritratto di Pol Limbourg, ipotesi che è resa peraltro più accettabile se si pensa che lo stesso ritratto compare in altri due Libri d'ore miniati dai Limbourg: Les petites Heures (Parigi, Bibliothèque nationale de France) e Les belles Heures (New York, Metropolitan Museum, Cloisters Museums). Tale ipotesi potrebbe essere ulteriormente confermata identificando la donna a sinistra, seminascosta dal cappuccio dell'uomo che beve avidamente da una tazza, con la moglie di Pol, Gillette le Mercier, figlia di un cittadino di Bourges. I due giovani di spalle in primo piano (un pittore e uno scultore) che si servono dalla tavola imbandita completano questa vivace miniatura che ha il valore di un documento storico per la precisione con cui ricrea fedelmente il fasto degli abiti e della mensa, e le usanze, famigliari e raffinate insieme, della vita quotidiana alla corte di Jean de Berry.


Bibliografia

Luciano Bellosi, I Limbourg precursori di Van Eyck? Nuove osservazioni sui mesi di Chantilly, in «Prospettiva», 1975, n. 1.
M. Meiss e E. H. Beatson, The Belles Heures of Jean, Duke of Berry, New York, 1974.
Pietro Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Torino, 1966.
C. Raymond, Giorni del Medioevo. Le miniature delle Très riches heures del duca di Berry, 2001.
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.

Venceslao (Maestro Boemo) - Ciclo dei Mesi

Titolo dell'opera: Ciclo dei Mesi
Autore: Venceslao (Maestro Boemo)
Anno di esecuzione: 1400 - 1405 circa
Luogo: Trento - Castello del Buonconsiglio (Torre Aquila)

Il Ciclo dei Mesi è un gruppo di affreschi nella Torre dell'Aquila nel Castello del Buonconsiglio di Trento, attribuiti al boemo maestro Venceslao (documentato in città nel 1397). Risalgono alla fine del XIV secolo-inizio del XV e sono il migliore esempio di Gotico internazionale in Trentino e uno dei più significativi dell'Italia settentrionale.

Le corti dell'arco alpino, come quella del Principato Vescovile di Trento, furono verso la fine del Trecento i luoghi dove il linguaggio cortese del Gotico internazionale trovò un'accoglienza entusiastica e duratura.

A Trento tra gli ultimi anni del Trecento e il 1400 il principe-vescovo di Trento Giorgio di Liechtenstein commissionò l'opera a un artista straniero, probabilmente boemo. Il clima della corte vescovile, con interessi naturalistici, si rifletté appieno nelle pitture.

Il ciclo si articola oggi in undici diversi riquadri, poiché il mese di Marzo era stato dipinto su un supporto di legno ed è andato perduto durante un incendio. L'insieme è strutturato come una loggia architravata sostenuta da esili colonnine tortili, dalla quale si vedono, come in un ipotetico affaccio che sfonda la parete, le varie occupazioni signorili e contadine di ciascun mese. Tutti gli sfondi e i dettagli architettonici sono raccordati tra scena e scena, come in un panorama unitario.

Le scene, ricchissime di particolari tratti dall'osservazione della vita reale (magari filtrate dalle illustrazioni dei Tacuina Sanitatis), mostrano la vita dei nobili, le attività dell'agricoltura e della pastorizia, con un continuo e pacato intreccio tra mondo cavalleresco e mondo quotidiano. Poche sono invece le concessioni al grottesco e al macabro, che caratterizzavano invece altre zone italiane ed europee.

Viene prestata molta attenzione al succedersi delle stagioni: il paesaggio invernale spoglio e imbiancato dalla neve diventa rigoglioso di vegetazione in primavera, i raccolti estivi segnano l'apice dell'attività agricola, mentre gli alberi nel mese di novembre sono circondati dalle foglie secche cadute sul terreno. La cura dei particolari ritorna nella descrizione delle vesti, l'abbigliamento infatti permette di riconoscere i caratteri tipici della moda del tempo: per i nobili, occupati in svaghi e tornei, gli abiti sono ricchi di colori, mentre molto più semplici e pratici sono quelli delle classi umili, rappresentate sempre al lavoro. Si può vedere la minuziosità dei particolari anche nei cambiamenti delle stagioni.

In ogni affresco è presente la figura del sole con accanto il segno zodiacale corrispondente ad ogni mese.

Modelli iconografici del ciclo sono, oltre al già citato Tacuinum sanitatis, il Livre de la chasse di Gaston Phoebus e le Très riches heures du Duc de Berry.

Gennaio

Febbraio


Marzo (perduto)

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio


Agosto

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

Da Wikipedia: Ciclo dei Mesi


Bibliografia

Welber M., Affreschi dei mesi di torre d'Aquila Castello Buonconsiglio (sec. XV), 1995 ISBN 8886246390
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.