Cattedrali: Santa Maria Nuova

Titolo dell'opera: Santa Maria Nuova
Autore: Guglielmo II il Buono (committente)
Anno di esecuzione: completata nel 1172 - 1267
Luogo: Monreale


Secondo una leggenda, Guglielmo II il Buono, succeduto al padre sul trono di Sicilia, si sarebbe addormentato sotto un carrubo, colto da stanchezza, mentre era a caccia nei boschi di Monreale. In sogno gli apparve la Madonna, a cui era molto devoto, che gli rivelò il segreto di una “truvatura” con queste parole: “Nel luogo dove stai dormendo è nascosto il più grande tesoro del mondo: dissotterralo e costruisci un tempio in mio onore”. Dette queste parole, la Vergine scomparve e Guglielmo, fiducioso della rivelazione in sogno, ordinò che si sradicasse il carrubo e gli si scavasse intorno. Con grande stupore venne scoperto un tesoro in monete d'oro che furono subito destinate alla costruzione del Duomo di Monreale, cui furono chiamati per la realizzazione maestri mosaicisti greco-bizantini (“i mastri di l'oru”) dell'interno.

La costruzione del grande tempio venne avviata nel 1172 e terminò nel 1267. Esso venne concepito dapprima come chiesa dell'annessa abbazia territoriale benedettina, indipendente dalla cattedra di Palermo. Nel 1178, l'abate Guglielmo ottenne che fosse eretta l'arcidiocesi metropolitana di Monreale e la chiesa abbaziale ne divenne la cattedrale.

Nei secoli successivi alla costruzione, la cattedrale subì alcune modifiche. Nel Cinquecento, su progetto di Giovanni Domenico Gagini e Fazio Gagini, venne costruito il portico lungo il fianco sinistro, mentre quello della facciata principale fu aggiunto nel XVIII secolo. Sempre nel Cinquecento fu realizzata gran parte del pavimento interno. Nel 1811 un incendio distrusse il soffitto, che fu ricostruito tra il 1816 e il 1837. In tale occasione vennero realizzati i nuovi stalli del coro in stile neogotico.

Guglielmo II offre la chiesa a Madonna con Bambino (Capitello del chiostro)


Da Wikipedia: Duomo di Monreale

Bibliografia

  • Gaetano Millunzi, Il Duomo di Monreale, Roma, Vivere In, 1986.
  • Giuseppe Oddo, "Decorazione a motivi geometrici-vol. I", Blurb 2014
  • Touring Club Italiano-La Biblioteca di Repubblica, L'Italia: Sicilia, Touring editore, 2004.

Chiese: Chiesa della Martorana

Titolo dell'opera: Chiesa della Martorana
Autore: n.n.
Anno di esecuzione: completata nel 1143
Luogo: Palermo

Come dimostrato da un diploma greco-arabo del 1143, da un'iscrizione greca all'esterno della facciata meridionale e dalla stessa raffigurazione musiva di dedicazione, la chiesa fu fondata nel 1143 per volere di Giorgio d'Antiochia, grande ammiraglio siriaco di fede ortodossa al servizio del re normanno Ruggero II dal 1108 al 1151. Costruita da artisti orientali secondo il gusto bizantino, si trovava nei pressi del vicino monastero benedettino, fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana nel 1194, motivo per il quale diventò nota successivamente come "Santa Maria dell'Ammiraglio" o della "Martorana" (precedentemente Giorgio l'Antiocheno fece edificare anche il possente "Ponte Ammiraglio" sul fiume Oreto, noto anche per una battaglia dei garibaldini). All'edificio sacro, che nel corso dei secoli è stato più volte distrutto e restaurato, si accede dal campanile: una costruzione a pianta quadrata del XIII secolo, aperta in basso da arcate a colonne angolari e con tre ordini di grandi bifore.

La chiesa possiede una pianta a croce greca, prolungata con il nartece e l'atrio. Un portale assiale (ancora esistente) da sull'atrio e il nartece, come nelle prime chiese cristiane. Al di là del nartece, l'edificio era sistemato e decorato come una chiesa bizantina a 4 colonne, tranne gli archi a sesto acuto e i pennacchi della cupola che erano di gusto islamico. Nel 1193 le case attorno vengono adibite a Convento basiliano per le donne e la chiesa verrà poi ad esso inglobata. Attorno al 1394 avviene la fondazione del convento della Martorana (dal nome dei proprietari) che sarà ceduto ai Benedettini dalla corona d'Aragona e che darà poi il nome alla chiesa.

Nel XVI secolo la chiesa ortodossa cade in un periodo di abbandono, passando al rito latino. Negli anni 1683-1687, per adeguarla alle esigenze del nuovo rito, l'abside centrale viene distrutta e sostituita da una nuova abside rettangolare, progettata da Paolo Amato, e il prospetto meridionale viene abbattuto. Nel 1740 Nicolò Palma progetta un nuovo prospetto, secondo il gusto barocco dell'epoca.

Nel 1846 si realizza l'abbassamento del piano della piazza e viene realizzata la scalinata. In considerazione dell'alto valore artistico della chiesa, tra il 1870 e il 1873, su direzione dell'arch. Giuseppe Patricolo, si realizzò il suo restauro. Nell'intento di riportare la chiesa allo stato originario, furono staccati i marmi settecenteschi delle pareti laterali del presbiterio (di cui era prevista la distruzione) e fu accentuato il muro di chiusura originale. La chiesa venne riportata per gran parte al suo aspetto medievale originario eccetto che per la navata e per l'abside centrale. Della fine del XIX secolo la chiesa cadde in stato di abbandono, quindi sotto l'amministrazione civile-comunale, sino al ritorno al culto orientale nella prima metà del XX secolo per conto della comunità albanese di Sicilia. La chiesa assunse il titolo di San Nicolò dei Greci (per "greci" erano scambiate quelle popolazioni albanesi che, dal XV secolo in Italia e Sicilia, conservavano "rito greco"-bizantino, lingua, costumi, identità) dopo che l'omonima chiesa - degli albanesi in Palermo - fu distrutta nel secondo conflitto mondiale. Fu così che la chiesa ha ereditato anche la sede della secolare parrocchia bizantina italo-albanese. La chiesa è stata recentemente restaurata e la sede della parrocchia fu momentaneamente accolta nella chiesa del SS.mo Salvatore delle suore basiliane italo-albanesi in Palermo.


Oggi la chiesa di San Nicolò dei Greci non possiede un vero e proprio territorio parrocchiale, ma è il punto di riferimento per più di 15.000 fedeli albanesi d'Italia, gli arbëreshë, di rito greco-bizantino residenti nella città di Palermo.

[...] Entrati nel primo corpo della costruzione - rifacimento settecentesco con volte affrescate da Olivio Sozzi, Antonio Grano e Guglielmo Borremans - due decorazioni musive sul fronte del corpo originario raffigurano uno Ruggero II vestito da imperatore bizantino e incoronato re per mano di Gesù Cristo; l'altro la dedicazione della chiesa alla Vergine da parte dell'ammiraglio d'oriente Giorgio d'Antiochia, quest'ultimo rappresentato in umile atto di prostrazione dinanzi alla Madonna.[...]


Giorgio d'Antiochia
Ruggero II

Da Wikipedia: Chiesa della Martorana

La miniatura nell'epoca di Carlo il Calvo

Scena di dedica da parte dell'abate di San Martino a Tours, il conte Vivien
(Carlo il Calvo riceve dei monaci al Concilio di Tours)

La miniatura carolingia raggiunse il suo apogeo con Carlo il Calvo. Il lavoro di avvicinamento nei riguardi dei modelli antichi compiuto dallo scriptorium dell'abbazia di Tours giunse, sotto la guida dell'abate Adalardo (834-843) e del conte Viviano (843-851), agli esiti testimoniati dalla Prima Bibbia di Carlo il Calvo o Bibbia di Viviano (846), miniata da un artista che aveva avuto modo di visionare le novità provenienti da Reims, e dall'Evangeliario di Lotario. Il monastero di Tours fu distrutto dai Normanni nell'853 e il ruolo di sede dello scriptorium di corte di Carlo il Calvo venne ereditato dalla basilica di Saint-Denis dove si produssero verso l'870 opere riccamente miniate come il Codice aureo di Sant'Emmerano e la Bibbia di Saint-Paul. Il Codice aureo è così denominato per l'uso particolarmente esteso dell'oro, caratteristica che è stata messa in relazione con la metafisica della luce di matrice plotiniana, ripresa da Scoto Eriugena e destinata ad avere grande importanza nel pensiero medievale.


La Prima Bibbia di Carlo il Calvo detta anche Bibbia del conte Vivien o Bibbia Vivien è un manoscritto miniato del IX secolo della Bibbia riccamente miniato.
Il manoscritto consta di 423 fogli di pergamena.
L'opera fu commissionata dal conte Vivien abate laico dell'abbazia di Marmoutier a Tours e fu donata al re franco Carlo il Calvo nel 846, durante una sua visita al monastero. È la terza opera conosciuta uscita dallo scriptorium dell'abbazia dopo la Bibbia di Bamburgh e la Bibbia di Grandval Moutier.












Bibliografia

(DE) Florentine Mütherich e Joachim E. Gaehde, Karolingische Buchmalerei, München, Prestel, 1979, ISBN 3-7913-0395-3.
(DE) Pierre Riché, Die Welt der Karolinger, Stuttgart, Reclam, 1981.
(DE) Ernst Günther Grimme, Die Geschichte der abendländischen Buchmalerei, Köln, DuMont, 1988, ISBN 3-7701-1076-5.
Liana Castelfranchi Vegas, L'arte medievale in Italia e nell'occidente europeo, Milano, Jaca Book, 1993.
(DE) Hans Holländer, Die Entstehung Europas in Christoph Wetzel (a cura di), Belser Stilgeschichte, Stuttgart, Belser, 1993.
(DE) Karl Klaus Walther, Lexikon der Buchkunst und der Bibliophilie, München, Weltbild, 1995.
M. G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, Miniatura in Enciclopedia dell' arte medievale, Roma, Istituto dell'enciclopedia italiana, 1997.
(DE) Christoph Stiegemann e Matthias Wemhoff, 799. Kunst und Kultur der Karolingerzeit, Mainz, P. von Zabern, 1999, ISBN 3805324561.
(DE) Kunibert Bering, Kunst des frühen Mittelalters, vol. 2, Stuttgart, Reclam, 2002, ISBN 3-15-018169-0.
(DE) Christine Jakobi-Mirwald, Karolinger und Ottonen in Das mittelalterliche Buch. Funktion und Ausstattung, Stuttgart, Reclam, 2004, ISBN 3-15-018315-4.
Ernst Kitzinger, Arte altomedievale, Torino, Einaudi, 2005.
(DE) Johannes Laudage, Lars Hageneier e Yvonne Leiverkus, Die Zeit der Karo, Darmstadt, Primus-Verlag, 2006, ISBN 3-89678-556-7.