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La miniatura nell'epoca di Carlo il Calvo

Scena di dedica da parte dell'abate di San Martino a Tours, il conte Vivien
(Carlo il Calvo riceve dei monaci al Concilio di Tours)

La miniatura carolingia raggiunse il suo apogeo con Carlo il Calvo. Il lavoro di avvicinamento nei riguardi dei modelli antichi compiuto dallo scriptorium dell'abbazia di Tours giunse, sotto la guida dell'abate Adalardo (834-843) e del conte Viviano (843-851), agli esiti testimoniati dalla Prima Bibbia di Carlo il Calvo o Bibbia di Viviano (846), miniata da un artista che aveva avuto modo di visionare le novità provenienti da Reims, e dall'Evangeliario di Lotario. Il monastero di Tours fu distrutto dai Normanni nell'853 e il ruolo di sede dello scriptorium di corte di Carlo il Calvo venne ereditato dalla basilica di Saint-Denis dove si produssero verso l'870 opere riccamente miniate come il Codice aureo di Sant'Emmerano e la Bibbia di Saint-Paul. Il Codice aureo è così denominato per l'uso particolarmente esteso dell'oro, caratteristica che è stata messa in relazione con la metafisica della luce di matrice plotiniana, ripresa da Scoto Eriugena e destinata ad avere grande importanza nel pensiero medievale.


La Prima Bibbia di Carlo il Calvo detta anche Bibbia del conte Vivien o Bibbia Vivien è un manoscritto miniato del IX secolo della Bibbia riccamente miniato.
Il manoscritto consta di 423 fogli di pergamena.
L'opera fu commissionata dal conte Vivien abate laico dell'abbazia di Marmoutier a Tours e fu donata al re franco Carlo il Calvo nel 846, durante una sua visita al monastero. È la terza opera conosciuta uscita dallo scriptorium dell'abbazia dopo la Bibbia di Bamburgh e la Bibbia di Grandval Moutier.












Bibliografia

(DE) Florentine Mütherich e Joachim E. Gaehde, Karolingische Buchmalerei, München, Prestel, 1979, ISBN 3-7913-0395-3.
(DE) Pierre Riché, Die Welt der Karolinger, Stuttgart, Reclam, 1981.
(DE) Ernst Günther Grimme, Die Geschichte der abendländischen Buchmalerei, Köln, DuMont, 1988, ISBN 3-7701-1076-5.
Liana Castelfranchi Vegas, L'arte medievale in Italia e nell'occidente europeo, Milano, Jaca Book, 1993.
(DE) Hans Holländer, Die Entstehung Europas in Christoph Wetzel (a cura di), Belser Stilgeschichte, Stuttgart, Belser, 1993.
(DE) Karl Klaus Walther, Lexikon der Buchkunst und der Bibliophilie, München, Weltbild, 1995.
M. G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, Miniatura in Enciclopedia dell' arte medievale, Roma, Istituto dell'enciclopedia italiana, 1997.
(DE) Christoph Stiegemann e Matthias Wemhoff, 799. Kunst und Kultur der Karolingerzeit, Mainz, P. von Zabern, 1999, ISBN 3805324561.
(DE) Kunibert Bering, Kunst des frühen Mittelalters, vol. 2, Stuttgart, Reclam, 2002, ISBN 3-15-018169-0.
(DE) Christine Jakobi-Mirwald, Karolinger und Ottonen in Das mittelalterliche Buch. Funktion und Ausstattung, Stuttgart, Reclam, 2004, ISBN 3-15-018315-4.
Ernst Kitzinger, Arte altomedievale, Torino, Einaudi, 2005.
(DE) Johannes Laudage, Lars Hageneier e Yvonne Leiverkus, Die Zeit der Karo, Darmstadt, Primus-Verlag, 2006, ISBN 3-89678-556-7.

Registrum Gregorii

Il Registrum Gregorii, oggi conservato nel Musée Condé a Chantilly e nella Stadtbibliothek di Treviri, è un codice che raccoglie le lettere di papa Gregorio I. Il documento fu commissionato dall'arcivescovo Egberto di Treviri all'italiano e anonimo Maestro del Registrum Gregorii, probabilmente dopo la morte di Ottone II nel 983. In particolare vennero eseguite solo due grandi miniature a piena pagina, Ottone II in trono attorniato dalle Province dell'Impero (oggi a Chantilly) e San Gregorio Magno ispirato dalla colomba che detta allo scriba (oggi a Treviri). L'artista che eseguì le miniature doveva essere molto colto, a conoscenza del greco e con un bagaglio figurativo molto ampio.

Nella prima miniatura, l'imperatore, definito dall’iscrizione «Otto Imperator August[us]», siede su un trono posto davanti a un ciborio con sullo sfondo un telo verde, il sovrano indossa un'alba di colore rosa con ricchi ornamenti d’oro e la clamide imperiale color porpora e ricamata in oro. Nella mano destra tiene lo scettro mentre con la sinistra regge la sfera con la croce. Attorno sono quattro personaggi femminili coronati che indossano vesti antiche e reggono sfere più piccole e sono identificate dalle iscrizioni come: la Francia, la Germania, l'Italia e l'Alemannia. Qui la solenne frontalità dell'imperatore è movimentata dall'architettura di sfondo che, intuitivamente, crea un gioco di pieni e vuoti con un pacato equilibrio classicheggiante.





Nella seconda scena si vede Gregorio Magno sulla destra, assorto sulla cattedra, con la colomba divina sulla spalla, mentre una tenda lo separa dallo scriba intento a ricopiare sotto dettatura. Anche qui le figure sono incorniciate da un'architettura, con naturalezza e misura.

In entrambe le scene le figure possiedono una fisicità realistica, ed i colori sono scelti in maniera da amalgamarsi gradevolmente (nella prima prevalgono i toni rossi, nella seconda quelli blu), con un ampio ricorso alle lumeggiature per evidenziare i volumi.

Il resto dei pagini si trovano a Treviri (una doppia pagina e 37 pagini di lettere).





Da Wikipedia: Registrum Gregorii

Evangeliario dell'Incoronazione

Titolo dell'opera: Evangeliario dell'Incoronazione
Autore: Artisti vari
Anno di esecuzione: 793 circa
Luogo: Vienna (Kunsthistorisches Museum)

L'Evangeliario dell'Incoronazione, conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, forse venne realizzato da artisti stranieri, greci o romani educati in scuole greche, ad Aquisgrana nel 793 circa.

L'opera venne trovata da Ottone III, in occasione dell'apertura della tomba di Carlo Magno ad Aquisgrana nell'anno 1000, nel sepolcro imperiale.

Il testo, scritto con inchiostro d'oro e d'argento su pergamena purpurea, si struttura su un'unica colonna. All'inizio sono sedici cartaglorie, mentre in cima alle rispettive sezioni sono le figure degli evangelisti, incorniciati da una cornice d'argento con bordi dorati, scanalata e ornata con palmette.

Queste figure sono abbastanza singolari rispetto alla miniatura immediatamente precedente, rappresentano una fase dell'arte della miniatura carolingia che viene fatta coincidere con la committenza del figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, dove per la prima volta si cercò di penetrare l'arte antica anche riproducendone i caratteri stilistici.

Negli evangelisti il colore denso e pastoso crea un volume reale, una vera plasticità evidenziata anche dai realistici panneggi, probabilmente ispirati a figure di filosofi seduti di opere ellenistiche che ancora circolavano in Oriente.

La figura massiccia di Giovanni evangelista per esempio, avvolta in una tunica bianca e toga, siede su un trono all'interno di questa cornice mentre con la penna nella mano destra indica il libro ancora chiuso, che tiene nella sinistra. con sullo sfondo un bosco scuro in fiamme davanti al firmamento blu.



Bibliografia

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.