Biografie: Vuolvinio

Vuolvino o Volvinio (in latino Magister phaber Volvinius) (... – ...) è stato un orafo germanico del IX secolo, autore dell'Altare di Sant'Ambrogio nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano. È uno dei più antichi esempi di artista italiano che dopo l'età classica abbia lasciato la propria firma su un'opera.

L'altare, firmato e databile tra l'824 e l'860, fu commissionato dal vescovo di Milano Angilberto II, il quale fece costruire anche l'abside e il ciborio nella basilica di Sant'Ambrogio. L'altare, autentico capolavoro dell'oreficeria di epoca carolingia, è autografo di Vuolvino almeno per la parte posteriore, mentre la parte anteriore, che differisce stilisticamente, è attribuita a dei generici Maestri delle Storie di Cristo. A Volvinio dovette comunque probabilmente spettare l'organizzazione di tutta l'opera, essendo solo la sua firma a comparire.

Il lato posteriore, in argento e rivolto verso l'abside, quindi riservato al clero e a coloro ai quali era concesso di vedere la tomba del santo titolare, presenta la stessa tripartizione del lato anteriore, però al centro vi sono i due sportelli che chiudono la finestrella, ciascuno decorato da due tondi con un arcangelo (Michele a sinistra e Gabriele a destra) e una scena di omaggio: Ambrogio che incorona Angilberto che gli presenta l'altare a sinistra e Ambrogio che incorona Vuolvino magister phaber, che lo venera a destra, quindi il committente e l'artefice dell'opera.


Lo stile di Vuolvino è più austero ed essenziale, rispetto al lato anteriore, con gesti eloquenti delle figure, ma mai dinamici. Le figure inoltre si stagliano su sfondo neutro (nel lato anteriore esiste uno sfondo a paesaggio nelle scene), con corpi plastici e dal panneggio fasciante. Numerosi sono qui i rimandi tra scena e scena nei vari pannelli, che a differenza del lato anteriore, creano una lettura più concatenata, come in un unico racconto.

Le scene raffigurate da Vuolvino erano spesso inedite, per cui dovette inventarsi nuove impostazioni senza precedenti iconografici definiti. Anche qui, più che nel lato anteriore, si leggono alcuni temi con riflessi prettamente politici ed ideologici voluti da Angilberto:

L'elezione divina di Ambrogio e quindi di riflesso della Chiesa milanese, nelle scene del Miracolo delle api, di Ambrogio richiamato a Milano e di Cristo che visita il santo malato.
La polemica anti-ariana, nelle scene della Conversione di un ariano e dei Funerali di San Martino (San Martino di Tours è un santo che si dedicò strenuamente alla lotta dell'arianesimo);
La fondazione del diritto del vescovo a detenere il potere sulla città, con Ambrogio raffigurato come prototipo del missus dominicus degli imperatori carolingi.
Inusitata è la raffigurazione dell'artefice sugli sportelli a pari livello del vescovo, che testimonia il grande prestigio e la dignità che egli doveva godere quale magister.

Altro aspetto degno di nota è la presenza all'interno delle formelle di elementi appartenenti alla quotidianità del Santo, come le sue ciabattine posizionate sotto la sua branda. All'interno di ogni formella compare inoltre una didascalia in latino che racconta brevemente cosa sta avvenendo nella scena.

Da Wikipedia: Vuolvino

Bibliografia
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.

Duomo: Santa Maria del Fiore (Porta della Mandorla)

Titolo dell'opera: Santa Maria del Fiore - Porta della Mandorla
Autore: vari
Anno di esecuzione: 768 (prima attestazione)
Luogo: Firenze


La Porta della Mandorla è la porta laterale sinistra della fiancata nord del Duomo di Firenze, davanti a via de' Servi. Fu realizzata dal 1391 al 1423, con vari scultori, tra i quali Donatello e, soprattutto Nanni di Banco. Deve il suo nome alla raffigurazione nel timpano dell'Assunzione della Vergine entro un nimbo a forma di mandorla. Nelle girali vegetali scolpite sugli stipiti si notano innesti di massicce figure modellate secondo l'antico.

Le sculture della porta hanno una notevole rilevanza nella storia dell'arte perché vennero realizzate durante il passaggio tra le ultime fasi del gotico e il primo incipiente Rinascimento, con i primissimi esempi di gusto rigorosamente classicista a Firenze, che di lì a poco diventò predominante. Questa ricerca di novità guardando al passato aveva come tecnica privilegiata proprio la scultura, poiché per gli scultori era più agevole il confronto con le opere degli antichi.

La porta della Mandorla fu l'ultima porta laterale ad essere costruita ed è considerata la più bella delle quattro. Una prima fase dei lavori ebbe luogo tra il 1391 e il 1397, quando venne completata la struttura geometrica e parte del rivestimento ancora di gusto gotico fino all'innesto dell'arco, compresi i due tabernacoli e le statue della lunetta. Vi parteciparono Giovanni d'Ambrogio, Jacopo di Piero Guidi, Piero di Giovanni Tedesco e Niccolò di Pietro Lamberti. Quest'ultimo, con la coppia padre-figlio di Antonio e Nanni di Banco, prese parte anche alla seconda fase decorativa, che creò la cornice a girali del timpano di coronamento, i bordi scolpiti della lunetta e i due Profetini, uno forse di mano di Donatello e uno di Nanni di Banco.

Una terza fase dei lavori ebbe luogo nel 1414-1421 quando Nanni di Banco scolpì il rilievo del frontone, mentre nel 1422 Donatello scolpì le due teste nei pennacchi della cornice del frontone. Nello stesso periodo vennero spostate dall'interno della cattedrale le due statue del gruppo dell'Annunciazione, attribuite a Giovanni d'Ambrogio, e poste al centro della lunetta, dove poi venne fatto il mosaico.

Nel 1489-1490 venne completato infine con il mosaico dell'Annunciazione nella lunetta, opera di David Ghirlandaio con la collaborazione del più celebre fratello Domenico.

Nel 1869-1871 vennero eseguiti dei lavori di restauro, che rimossero alcuni rilievi attorno all'arco (apice e lato esterno) sostituendoli da copie.

La porta è stata oggetto di un impegnativo restauro a partire dal 2002; nonostante l'originaria previsione di due anni di lavori essi sono stati conclusi il 5 giugno 2012.


Il tema della decorazione scultorea è quello della Vergine e della sua missione salvifica per l'umanità, testimoniato dalla cessione della cintola durante la sua salita in cielo (rilievo nella cuspide). Questo episodio, inteso come culmine del processo dell'intera storia umana, è legato alla raffigurazione dell'Annunciazione (lunetta e statue nei tabernacoli), durante il quale la Madonna accettò la sua condizione e la sua missione. Testimoniano il lungo processo le figure dei profeti dell'Antico testamento (statue sui pinnacoli), che anticiparono gli eventi, e alcuni personaggi dall'antica mitologia pagana (rilievi sugli stipiti), che fecero da tramite fra gli uomini e Dio prima della rivelazione.

Biografie: Giovanni d'Ambrogio

Giovanni d'Ambrogio è stato uno scultore e architetto italiano, attivo a Firenze nel XIV e XV secolo.


Annunciazione attribuita a Giovanni d'Ambrogio, 1397 circa, Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)
Probabilmente esiste un omonimo che ha svolto la stessa professione. Le due figure, un tempo identificate come la stessa persona, oggi sono in genere distinte dagli storici dell'arte, anche se la distinzione non è accettata univocamente.

Abbiamo così:

  • Giovanni d'Ambrogio, autore dei ponteggi di Santa Maria del Fiore nel 1366.
  • Giovanni d'Ambrogio, attivo a Firenze tra il 1382 e il 1418: fu uno scultore pre-rinascimentale, indicato come il più diretto precedente alle esperienze di Donatello e Nanni di Banco, coi quali collaborò alla porta della Mandorla. Di lui ci restano opere a Firenze e a Roma (in Santa Maria in Trastevere, Tomba del Cardinale Filippo d'Alençon per esempio).


Da Wikipedia: Giovanni d'Ambrogio