Simone Martini: San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò

Titolo dell'opera: San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò
Autore: Simone Martini
Anno di esecuzione: 1317 (circa)
Luogo: Napoli (Museo nazionale di Capodimonte)



La tavola assume la tipica conformazione di quelle del periodo bizantino. Le figure dei personaggi sono intere; quella di Ludovico, posta al centro della tavola nell'atto di incoronamento, è frontale ed indossa un piviale con gli attributi propri, episcopale, pastorale e mitra;

Sopra il santo due angeli sorreggono la corona, mentre al suo fianco, in proporzioni minori, seguendo il principio della gerarchia tradizionale, è rappresentato in ginocchio Roberto d'Angiò, nuovo re di Napoli.

I contorni della pala vedono una decorazione blu scura con gigli, proprio a rappresentare la casa d'Angiò. La tavola è poi completata nella parte inferiore dalla predella, in cui sono rappresentate con linguaggio giottesco cinque scene della vita del santo ed un miracolo attribuito a lui dopo la sua morte (avvenuta nel 1297).

Il fondo oro, infine, è un ulteriore elemento di matrice bizantina.

Bibliografia:
P. de Rynck, Simone Martini: «San Luis de Toulouse coronando a Roberto de Anjou, rey de Nápoles», pp. 12–13, Random House Mondadori (2005) ISBN 84-8156-388-9

Basiliche: Santa Maria in Trastevere - Opera di Pietro Cavallini

Il ciclo decorativo dei mosaici di Santa Maria in Trastevere viene tradizionalmente datato al 1291 (sulla base di una strana data MCCLCI letta in passato, ma oggi perduta), anche se alcuni storici tendono a spostarlo più avanti nel tempo, al 1296 circa[3]. Di certo il committente fu Bertoldo Stafaneschi (qui sepolto), figlio del senatore Pietro Stefaneschi e di Perna Orsini e fratello del futuro cardinale Jacopo Stefaneschi: a quest'ultimo si devono i versi poetici che accompagnano gli episodi della Vita della Vergine Maria raffigurati:

Natività della Vergine

Annunciazione


Natività

Madonna con Bambino in clipeo e i Santi Paolo, Pietro e il donatore Bertoldo Stefaneschi (pannello centrale)

Adorazione dei Magi

Presentazione al tempio

Dormitio Virginis

Questa opera mostra appieno le capacità tecniche di Cavallini che rompeva con le forme ieratiche bizantine e adattava i modelli stilistici dei suoi mosaici alle novità che provenivano dalla pittura e dalla scultura toscane, affiancando la scuola romana al clima gotico della pittura di Cimabue e alle prime esperienze di Giotto.

La nuova sensibilità si può vedere nelle citazioni naturalistiche della Nascita di Gesù, ma meglio ancora nella tridimensionalità del trono che appare dietro la Madonna spaventata dall'improvvisa apparizione dell'Arcangelo annunciante. Queste architetture sono state messe in relazione con le opere di Giotto, ma in questo confronto Cavallini si dimostra diverso: le sue quinte architettoniche infatti sono dei semplici sfondi irreali, che, tranne rari casi (l'altare della Presentazione al tempio o il trono di Maria) non dialogano con i personaggi, che anzi sono decisamente sproporzionati. Inoltre la presenza di punti di vista diversi dà a queste prospettive intuitive un aspetto arcaico e impreciso.


Bibliografia

  • Enio Sindona, Pietro Cavallini, Istituto editoriale italiano, Milano 1958.
  • Guglielmo Matthiae, Pietro Cavallini, De Luca, Roma 1972.
  • Paul Hetherington, Pietro Cavallini: a study in the art of late Medieval Rome, The Sagittarius press, London 1979. ISBN 0-9503163-3-4
  • Angiola Maria Romanini, Gli occhi di Isacco. Classicismo e curiosità scientifica tra Arnolfo di Cambio e Giotto, in “Arte medioevale”, n.s., I (1987).
  • Emma Simi Varanelli, Dal Maestro d'Isacco a Giotto. Contributo alla storia della perspectiva communis medievale, in "Arte medievale", n.s. III (1989), pp. 115–143.
  • Serena Romano, Eclissi di Roma: pittura murale a Roma e nel Lazio da Bonifacio VIII a Martino V (1295-1431), Argos, Roma 1992. ISBN 88-85897-14-2
  • Alessandro Parronchi, Cavallini discepolo di Giotto, Firenze 1994. ISBN 88-85977-15-4
  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999
  • Alessandro Tomei, Pietro Cavallini, Silvana, Cinisello Balsamo 2000. ISBN 88-8215-165-4
  • Bruno Zanardi, Giotto e Pietro Cavallini: la questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco, Skira, Milano 2002. ISBN 88-8491-056-0
  • Dipinti romani tra Giotto e Cavallini, catalogo della mostra tenuta a Roma nel 2004 a cura di Tommaso Strinati e Angelo Tartuferi, Electa, Milano 2004. ISBN 88-370-3062-2

Biografie: Tino di Camaino

Tino di Camaino (Siena, 1285 circa – Napoli, 1337 circa) è stato uno scultore italiano.

Figlio di Camaino di Crescentino, architetto senese, fu allievo di Giovanni Pisano, che aiutò nell'esecuzione dei rilievi per la facciata del Duomo di Siena. Seguì il suo maestro a Pisa dove fu nominato capomastro dell'Opera del Duomo per la realizzazione della cattedrale (1311). Eseguì in quel periodo il Monumento funebre di Arrigo VII (1315).

Monumento funebre del Cardinal Petroni (Siena)
Nel 1315 dovette tornare a Siena, per aver combattuto coi guelfi contro i Pisani. Vi rimase fino al 1320 e realizzò nel 1317 il monumento funebre del cardinal Petroni; mentre il più famoso Monumento funebre del Vescovo Orso fu realizzato per il Duomo di Firenze dopo il 1321.

Altre opere famose del periodo fiorentino sono la Madonna al Museo Nazionale del Bargello e la Carità (al Museo Bardini), la Fede e la Speranza (al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze), oltre alla tomba di Gastone della Torre conservata nel Museo della basilica di Santa Croce.

Dal 1323 operò a Napoli al servizio di Roberto d'Angiò, dove realizzò numerosi monumenti funebri: già nel 1323 eseguì il monumentale sepolcro di Caterina d'Austria in San Lorenzo Maggiore; attorno al 1325 quello della regina Maria d'Ungheria in Santa Maria Donnaregina. Per la chiesa di Santa Chiara, negli ultimi anni della sua vita, realizzò i sepolcri di Carlo di Calabria e di Maria di Valois.



Da Wikipedia: Tino di Camaino

Bibliografia


  • Enzo Carli, Tino di Camaino scultore, Firenze, Le Monnier, 1934.
  • Wilhelm Reinhold Valentiner, Tino di Camaino. A Sienese sculptor of the fourteenth century, Paris, The Pegasus Press, 1935.
  • Max Seidel, Arte italiana del Medioevo e del Rinascimento, II, Architettura e scultura, Venezia, Marsilio, 2003.
  • Roberto Bartalini, Scultura gotica in Toscana. Maestri, monumenti, cantieri del Due e Trecento, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2005.
  • Tommaso Gramigni, La sottoscrizione di Tino di Camaino al monumento funebre del vescovo Antonio d'Orso, in: S. Maria del Fiore: teorie e storie dell'archeologia e del restauro nella città delle fabbriche arnolfiane, a cura di Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi, Firenze, Alinea Editrice, 2006 (Studi e rilievi di architettura medioevale e moderna, 6) ISBN 88-8125-907-9, p. 235-241.
  • Francesca Baldelli, Tino di Camaino, Morbio Inferiore, Selective Art Edizioni, 2007.