Il Maestro delle metope

La fanciulla e il terzo braccio

Il Maestro delle Metope è stato uno scultore italiano anonimo, attivo nel primo quarto del XII secolo, che scolpì le otto metope del duomo di Modena (oggi conservate nel museo lapidario del duomo, quelle oggi visibili in loco sono copie moderne). Il Maestro delle metope era forse allievo di Wiligelmo e dovette sicuramente essere informato sulle coeve rappresentazioni scultoree in Borgogna.


Le metope, utilizzate per decorare le terminazioni dei quattro contrafforti della navata, vennero realizzate durante la prima fase della costruzione del duomo e si caratterizzano per la finezza dell'esecuzione e per i soggetti. Vi si trovano fantasiose rappresentazioni dei popoli più remoti della terra, che attendono ancora il messaggio cristiano; importante è la comparsa nel suo stile di elementi minuziosi e raffinati, derivati dalla scultura borgognona, dall'intaglio di avori e dall'oreficeria.




Le otto metope rappresentano:

L'ermafrodito o la "Potta di Modena"
L'uomo dai lunghi capelli
La sirena bicaudata
L'ittiofago (il Mangiatore di pesci)
La grande fanciulla
La fanciulla e il terzo braccio
Gli antipodi
L'adolescente con il drago (lo Psillo)

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"Maestro delle metope, la fanciulla e il terzo braccio 01" di I, Sailko. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons.


Alois Riegl: Una vita per l'arte


Quando Alois Riegl pubblicò, nel 1901, "Arte tardo-romana" si uscì finalmente dal quel periodo della storia dell'arte che vedeva il periodo tardo antico come un periodo di decadenza artistica, il cui culmine era stato sottolineato dal dipinto di Thomas Couture intitolato "I Romani della decadenza".

L'intuizione di Riegl, o per meglio dire il suo nuovo modo di rivedere l'arte era basato su un concetto semplice e logico, egli infatti riteneva che ogni periodo storico avesse una sua "volontà d'arte": ogni fase storica espresse le proprie idee attraverso il linguaggio artistico, e poiché non esiste tempo o popolo senza idee o concezioni proprie, ogni arte è degna di essere analizzata, in quanto espressione di precisi contenuti storici.

Questo modo di rivedere l'arte venne applicato allo studio dell'arte cosiddetta "tardo-antica"; con Riegl dunque si incominciò a rivalutare il periodo tardo-antico che viene oggi inteso sia sul piano storico che quello artistico, estremamente interessante in quanto momento di congiunzione e di passaggio tra il mondo antico e Medioevo, esito finale del primo e premessa ineliminabile del secondo.

Ma chi era Alois Riegl?

Alois è un tipico esponente della cultura danubiano-austro-ungarica, egli deve la sua fama soprattutto alle teorie storico-artistiche che vedono nelle "volontà artistiche" (Kunstwollens) il fattore centrale della produzione artistica.

Giurista di formazione, esponente delle teorie della pura visibilità, esperto di tessuti, dal 1881 al 1886 fu membro dell'Istituto austriaco di ricerca storica e dal 1886 al 1897 lavorò presso l'Österreichischen Museum für Kunst und Industrie (Museo austriaco per l'Arte e l'Industria), per un anno come volontario e poi come conservatore responsabile della sezione tessuti.

Allievo di Robert Zimmermann e Max Büdinger, come borsista dell'Istituto austriaco di Roma, in città studiò i falsi della raccolta Ceccarelli.

A questo periodo appartengono: Die Mittelalterliche Kalender Illustration, 1889; Altorientalische Teppiche, 1891 e Stilfragen, 1893, tradotto in italiano col titolo Problemi di stile, Milano 1963, in esso, espone il principio del Kunstwollen (volontà o intenzionalità artistica), ovvero dello specifico impulso artistico ed estetico irriducibile a fattori esterni di una determinata epoca.

Abilitato nel 1889, divenne professore straordinario nel 1895 e ordinario nel 1897 all’Università di Vienna.

A questo periodo appartengono: Historische Grammatik der bildenden Künste, pubblicato postumo ed edito da K.M.Swoboda e Otto Pächt, 1966, manoscritti delle lezioni del 1897-98 e del 1899, edito in italia col titolo Grammatica storica delle arti figurative, I traduzione italiana Bologna 1983 e Macerata 2008; Die spätrömische Kunstindustrie nach den Funden in Österreich in due volumi, 1901 e 1923, pubblicato in italiano col titolo Industria artistica tardoromana, Firenze 1953 e ristampato come Arte Tardoromana, Torino 1959. In questo, attraverso l'uso delle tracce e dei materiali più anonimi, considerati maggiormente carichi di valore informativo, rivaluta il periodo storico preso in esame e per estensione tutti quei periodi definiti di «decadenza», come il barocco o l'eclettismo ottocentesco, affermandone gli autonomi e positivi valori formali ed espressivi.

Sempre di questo periodo sono Die Entstehung der Barockkunst in Rom, tratto dalle lezioni del 1901-02 e pubblicato nel 1908 e Das holländische Gruppenporträt, 1902, in quest'ultimo analizza i legami fra la ritrattistica e lo sviluppo democratico sociale olandese, analizzando in base alla ricognizione dei caratteri «esterni» e «interni» della composizione, i rapporti tra committenza, soggetti e pubblico, uno dei primi esempi di estetica della percezione.

Nel 1903 venne nominato presidente della Reale e Imperiale commissione per lo studio e la conservazione dei monumenti storici artistici dell’Austrïa-Ungheria.

Dello stesso anno è Der moderne Denkmalkultus. Sein Wesen und seine Entstehung, tradotto in italiano col titolo Il culto moderno dei monumenti. Il suo carattere e i suoi inizi, Bologna 1981, nel saggio pone la scienza della conservazione dei monumenti come autonomo e specifico campo disciplinare, non più ausiliario della storia dell'arte, anche se di questa emanazione. Inoltre parla del "valore dell'antico", o meglio del valore di vetustà (dal tedesco Alteswert): un valore «sentimentale», proprio del modo di sentire della massa della popolazione, non più esclusivo, come il valore aristocratico degli antichi cultori d'arte, o specialistico, come il valore storico delle cerchie degli eruditi, ma un valore inedito, proprio della nuova formazione sociale, carico di implicazioni etiche e politiche, caratteristico del socialismo democratico cristiano.

Collaborò con importanti riviste, tra le quali la Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des allerhöchsten Kaiserhauses, Mitteilungen der K. U. K. Zentralkommission, Archeologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn.

Dotato di una chiara visione “danubiana” dell’arte, priva di pregiudizi (per esempio, legati alla tendenza a dividere la storia dell’arte in storia per nazioni e per arti “maggiori” e “minori”), Riegl contribuì in maniera primaria alla rivalutazione dell'arte tardo antica, bizantina, barocca, ecc...

da Wikipedia: Alois Riegle

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Testi Medievali: I Carmina Burana

I Carmina Burana costituiscono un corpus di testi poetici medievali dell'XI e del XII secolo, prevalentemente in latino, tramandati da un importante manoscritto contenuto in un codice miniato del secolo, il Codex Latinus Monacensis 4550 o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l'antica Bura Sancti Benedicti, fondata attorno al 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera). Il codice è custodito nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera.

Il termine Carmina Burana venne introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Tale codice comprende 228 componimenti poetici su 112 fogli di pergamena decorati con 8 miniature. Sembra che tutte le liriche dovessero essere destinate al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i canti poetici, cosicché si può ricostruire l'andamento melodico solo per 47 di essi. Il codice è suddiviso in sezioni:

Carmina moralia (CB:1-55), argomento satirico e morale;
Carmina veris et amoris (CB:56-186), argomento amoroso;
Carmina lusorum et potatorum (CB:187-226), canti bacchici e conviviali;
Carmina divina, argomento moralistico sacrale (CB: 227 e 228; questa parte fu probabilmente aggiunta all'inizio del secolo XIV).

I testi (tutti in latino medievale eccetto 47 scritti in alto tedesco) hanno argomenti evidentemente molto diversi tra loro, e dimostrano la poliedricità della produzione goliardica. Se da un lato troviamo i ben noti inni bacchici, le canzoni d'amore ad alto contenuto erotico e le parodie blasfeme della liturgia, dall'altro emerge un moralistico rifiuto della ricchezza, e la sferzante condanna verso la curia romana, della quale molti membri erano ritenuti sempre e solo dediti alla ricerca del potere.

Queste parole dimostrano chiaramente come gli autori di questi versi (i cosiddetti clerici vagantes) non fossero unicamente dediti al vizio, ma che si inserissero anche loro in quella corrente contraria alla mondanizzazione degli uomini di Chiesa. Tuttavia non sono contro la Chiesa come istituzione divina, anzi, il concetto è dato per scontato in ogni canto. Nessun canto attacca la Chiesa cattolica ma solo i suoi membri corrotti. D'altra parte la varietà di contenuti di questo manoscritto è anche indiscutibilmente ascrivibile al fatto che i vari carmina hanno autori differenti, ognuno con un proprio carattere, proprie inclinazioni e probabilmente propria ideologia, non trattandosi di un "movimento letterario" compatto ed omogeneo nel senso moderno del 

I testi originali sono inframmezzati da notazioni morali e didattiche, come si usava nel primo Medioevo, e la varietà degli argomenti (specialmente religioso e amoroso ma anche profano e licenzioso) e delle lingue adottate, riassume le vicende degli autori, i clerici vagantes, altrimenti detti goliardi (dal nome del mitico vescovo Golia (Pietro Abelardo)) che usavano spostarsi per motivi di studio tra le varie nascenti università europee, assimilandone lo spirito più concreto e terreno.

La musica nei Carmina Burana
Molti dei canti dei Carmina Burana sono scritti in "campo aperto", ovvero con neumi senza pentagramma, per cui se la melodia è riconducibile al canto gregoriano il problema è quello armonico e ritmico, in quanto manca qualunque indicazione. Per quanto un'interpretazione certa ed oggettiva sia oggi molto difficile e varie soluzioni possano essere valide, tra i pochi tentativi di una corretta interpretazione filologico-musicale si possono citare lo studio e le incisioni realizzate dal Clemencic Consort, da I Madrigalisti di Genova e dallo Studio der Frühen Musik - Early Music Quartet di Thomas Binkley registrato nel 1964 (Teldec).

Nel 1937, il compositore tedesco Carl Orff musicò alcuni brani dei Carmina Burana, realizzando un'opera omonima. Orff scelse di comporre una musica nuova, sebbene nel manoscritto originale fosse contenuta una traccia musicale per alcuni dei brani.

La prima rappresentazione fu l'8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno. Mentre la prima rappresentazione italiana invece si tenne al Teatro alla Scala a Milano il 10 ottobre 1942.

Per le sue caratteristiche può essere definita anche "cantata scenica" ed ha il sottotitolo "Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis". L'opera non presenta una trama precisa e richiede tre solisti (un soprano, un tenore e un baritono), due cori (uno dei quali di voci bianche), mimi, ballerini e una grande orchestra (Orff ne ha composto anche una seconda versione dove l'orchestra è sostituita da due pianoforti e percussioni).



L'opera è strutturata in un prologo e tre parti. Nel prologo c'è O Fortuna, l'invocazione alla Dea Fortuna sotto cui sfilano diversi personaggi emblematici dei vari destini individuali. Nella prima parte si celebra la "Veris laeta facies" ovvero il lieto aspetto della primavera. Nella seconda, "In taberna" ovvero "All'osteria", si hanno prevalentemente canti goliardici; la terza parte - "Cour d'amours" cioè "Le corti dell'amore" - contiene brani che inneggiano all'amore e che si concludono con il coro di grazie alla fanciulla ("Ave, formosissima"). Nel finale si ha la ripresa del coro iniziale alla Fortuna.

Quest'opera fa parte del trittico teatrale di Orff "Trionfi" che, composto in periodi diversi, comprende anche i "Catulli carmina" e il "trionfo di Afrodite".

Da Wikipedia: I Carmina Burana



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"Meister der Carmina Burana 001" di Meister der Carmina Burana - The Yorck Project: 10.000 Meisterwerke der Malerei. DVD-ROM, 2002. ISBN 3936122202. Distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH.. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.
"Franz Kampers - Kaiser Friedrich II - Der Wegbereiter der Renaissance - Abbildung 28" di Franz Kampers (1868-1929) - de: Der Scan wurde anhand einer originalen Buchvorlage vorgenommenen: scan from original book. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.
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