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Biografie: David Roberts

Nato nel 1796 a Stockbrige, nelle vicinanze di Edimburgo, in una famiglia di modeste origini, possiamo definire David Roberts un cronista vero e proprio che riportò nei suoi disegni la realtà di quello che vide nei suoi viaggi.
Manifestò fin da bambino un'attitudine al disegno, nel cui studio fu incoraggiato dai genitori a dispetto delle ristrettezze economiche. Volontà e talento furono due qualità che lo caratterizzarono in egual misura, permettendogli di superare in pochi anni le barriere sociali ed imporsi all'attenzione della critica e del pubblico come scenografo teatrale per due prestigiose istituzioni come il Theatre Royal di Edimburgo e il Dury Lane Theatre di Londra.
Nel 1831 nominato presidente della Società degli Artisti Britannici, iniziò una serie di viaggi in Europa e in Marocco, seguita, nel 1838-1839, da uno straordinario tour che lo portò dall'Egitto alla Nubia, dalla penisola del Sinai alla Terra Santa e in Libano.

Nel 1841, a coronamento dei suoi successi, Roberts fu accolto come membro della Royal Accademy.
Le superbe litografie tratti dagli schizzi realizzati nel Levante e in Egitto (circa 248) vennero pubblicate per la prima volta a Londra tra il 1842 e il 1849, consacrandolo tra i migliori artisti del suo tempo e consegnandolo di fatto ad una fama che non si è mai più estinta.





La mano di Leonardo

"David Roberts 003" di David Roberts - The Yorck Project: 10.000 Meisterwerke der Malerei. DVD-ROM, 2002. ISBN 3936122202. Distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH.. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.

Il Maestro delle metope

La fanciulla e il terzo braccio

Il Maestro delle Metope è stato uno scultore italiano anonimo, attivo nel primo quarto del XII secolo, che scolpì le otto metope del duomo di Modena (oggi conservate nel museo lapidario del duomo, quelle oggi visibili in loco sono copie moderne). Il Maestro delle metope era forse allievo di Wiligelmo e dovette sicuramente essere informato sulle coeve rappresentazioni scultoree in Borgogna.


Le metope, utilizzate per decorare le terminazioni dei quattro contrafforti della navata, vennero realizzate durante la prima fase della costruzione del duomo e si caratterizzano per la finezza dell'esecuzione e per i soggetti. Vi si trovano fantasiose rappresentazioni dei popoli più remoti della terra, che attendono ancora il messaggio cristiano; importante è la comparsa nel suo stile di elementi minuziosi e raffinati, derivati dalla scultura borgognona, dall'intaglio di avori e dall'oreficeria.




Le otto metope rappresentano:

L'ermafrodito o la "Potta di Modena"
L'uomo dai lunghi capelli
La sirena bicaudata
L'ittiofago (il Mangiatore di pesci)
La grande fanciulla
La fanciulla e il terzo braccio
Gli antipodi
L'adolescente con il drago (lo Psillo)

Copyright

"Maestro delle metope, la fanciulla e il terzo braccio 01" di I, Sailko. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons.


Alois Riegl: Una vita per l'arte


Quando Alois Riegl pubblicò, nel 1901, "Arte tardo-romana" si uscì finalmente dal quel periodo della storia dell'arte che vedeva il periodo tardo antico come un periodo di decadenza artistica, il cui culmine era stato sottolineato dal dipinto di Thomas Couture intitolato "I Romani della decadenza".

L'intuizione di Riegl, o per meglio dire il suo nuovo modo di rivedere l'arte era basato su un concetto semplice e logico, egli infatti riteneva che ogni periodo storico avesse una sua "volontà d'arte": ogni fase storica espresse le proprie idee attraverso il linguaggio artistico, e poiché non esiste tempo o popolo senza idee o concezioni proprie, ogni arte è degna di essere analizzata, in quanto espressione di precisi contenuti storici.

Questo modo di rivedere l'arte venne applicato allo studio dell'arte cosiddetta "tardo-antica"; con Riegl dunque si incominciò a rivalutare il periodo tardo-antico che viene oggi inteso sia sul piano storico che quello artistico, estremamente interessante in quanto momento di congiunzione e di passaggio tra il mondo antico e Medioevo, esito finale del primo e premessa ineliminabile del secondo.

Ma chi era Alois Riegl?

Alois è un tipico esponente della cultura danubiano-austro-ungarica, egli deve la sua fama soprattutto alle teorie storico-artistiche che vedono nelle "volontà artistiche" (Kunstwollens) il fattore centrale della produzione artistica.

Giurista di formazione, esponente delle teorie della pura visibilità, esperto di tessuti, dal 1881 al 1886 fu membro dell'Istituto austriaco di ricerca storica e dal 1886 al 1897 lavorò presso l'Österreichischen Museum für Kunst und Industrie (Museo austriaco per l'Arte e l'Industria), per un anno come volontario e poi come conservatore responsabile della sezione tessuti.

Allievo di Robert Zimmermann e Max Büdinger, come borsista dell'Istituto austriaco di Roma, in città studiò i falsi della raccolta Ceccarelli.

A questo periodo appartengono: Die Mittelalterliche Kalender Illustration, 1889; Altorientalische Teppiche, 1891 e Stilfragen, 1893, tradotto in italiano col titolo Problemi di stile, Milano 1963, in esso, espone il principio del Kunstwollen (volontà o intenzionalità artistica), ovvero dello specifico impulso artistico ed estetico irriducibile a fattori esterni di una determinata epoca.

Abilitato nel 1889, divenne professore straordinario nel 1895 e ordinario nel 1897 all’Università di Vienna.

A questo periodo appartengono: Historische Grammatik der bildenden Künste, pubblicato postumo ed edito da K.M.Swoboda e Otto Pächt, 1966, manoscritti delle lezioni del 1897-98 e del 1899, edito in italia col titolo Grammatica storica delle arti figurative, I traduzione italiana Bologna 1983 e Macerata 2008; Die spätrömische Kunstindustrie nach den Funden in Österreich in due volumi, 1901 e 1923, pubblicato in italiano col titolo Industria artistica tardoromana, Firenze 1953 e ristampato come Arte Tardoromana, Torino 1959. In questo, attraverso l'uso delle tracce e dei materiali più anonimi, considerati maggiormente carichi di valore informativo, rivaluta il periodo storico preso in esame e per estensione tutti quei periodi definiti di «decadenza», come il barocco o l'eclettismo ottocentesco, affermandone gli autonomi e positivi valori formali ed espressivi.

Sempre di questo periodo sono Die Entstehung der Barockkunst in Rom, tratto dalle lezioni del 1901-02 e pubblicato nel 1908 e Das holländische Gruppenporträt, 1902, in quest'ultimo analizza i legami fra la ritrattistica e lo sviluppo democratico sociale olandese, analizzando in base alla ricognizione dei caratteri «esterni» e «interni» della composizione, i rapporti tra committenza, soggetti e pubblico, uno dei primi esempi di estetica della percezione.

Nel 1903 venne nominato presidente della Reale e Imperiale commissione per lo studio e la conservazione dei monumenti storici artistici dell’Austrïa-Ungheria.

Dello stesso anno è Der moderne Denkmalkultus. Sein Wesen und seine Entstehung, tradotto in italiano col titolo Il culto moderno dei monumenti. Il suo carattere e i suoi inizi, Bologna 1981, nel saggio pone la scienza della conservazione dei monumenti come autonomo e specifico campo disciplinare, non più ausiliario della storia dell'arte, anche se di questa emanazione. Inoltre parla del "valore dell'antico", o meglio del valore di vetustà (dal tedesco Alteswert): un valore «sentimentale», proprio del modo di sentire della massa della popolazione, non più esclusivo, come il valore aristocratico degli antichi cultori d'arte, o specialistico, come il valore storico delle cerchie degli eruditi, ma un valore inedito, proprio della nuova formazione sociale, carico di implicazioni etiche e politiche, caratteristico del socialismo democratico cristiano.

Collaborò con importanti riviste, tra le quali la Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des allerhöchsten Kaiserhauses, Mitteilungen der K. U. K. Zentralkommission, Archeologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn.

Dotato di una chiara visione “danubiana” dell’arte, priva di pregiudizi (per esempio, legati alla tendenza a dividere la storia dell’arte in storia per nazioni e per arti “maggiori” e “minori”), Riegl contribuì in maniera primaria alla rivalutazione dell'arte tardo antica, bizantina, barocca, ecc...

da Wikipedia: Alois Riegle

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"Alois Riegl" di Original uploader was Javits2000 at en.wikipedia - Transferred from en.wikipedia. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.

Biografie: Gislebertus

Gislebertus è stato uno scultore francese.

Rinnova l'iconografia tradizionale realizzando figure con proporzioni alterate e tratti fisionomici deformi in modo da rendere più dinamica la composizione.


Timpano del giudizio universale, verso 1140
Intorno al 1130 decorò il timpano del portale ovest della Cattedrale di Saint-Lazare ad Autun con un rilievo raffigurante il Giudizio finale e la Resurrezione dei morti (nell'architrave); la presenza, rarissima, della firma: Gislebertus hoc opus fecit, documenta una sua posizione di grande prestigio.

Probabilmente anteriore di qualche anno al Giudizio finale è la figura sdraiata di Eva proveniente da un portale laterale della Cattedrale (ora al museo Rolin di Autun).


"Autun St Lazare Tympanon" di Photograph taken by Lamettrie 15:44, 8 August 2005 (UTC) in August 2003.. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.

Da Wikipedia: Gislebertus

Biografie: Maestro Oltremontano

Il cosiddetto Maestro Oltremontano, o d'Oltralpe (... – ...), è stato un pittore anonimo forse francese attivo nella basilica superiore di Assisi verso la fine del XIII secolo.

Opere

Lavorò nel transetto destro della basilica superiore di Assisi più o meno contemporaneamente a Cimabue, occupandosi della parte superiore. Per il suo stile più spiccatamente gotico, forse francese o inglese, è stato in seguito chiamato dalla critica "Maestro Oltremontano".

A lui sono attribuite i due lunettoni (Trasfigurazione e San Luca inginocchiato accanto a un trono), la loggetta sinistra (con busti di angeli entro clipei e grandi figure di santi e profeti a piena figura dietro le colonnine), e i paramenti decorativi (magari affidati a maestranze di bottega) presenti nei sott'archi dei lunettoni, della vetrata, e dei costoloni, con motivi vegetali e geometrici. Inoltre alcuni gli attribuiscono le fasce decorative della volta, in particolare i mascheroni vicini agli innesti sui pilastri, e i resti delle due grandi figure entro nicchie (Isaia e David) ai lati della vetrata alla testata del transetto, sormontate da due rosoni dipinti.

La loggetta destra invece viene per lo più attribuita a un maestro romano.

Biografie: Taddeo di Bartolo

Taddeo di Bartolo (Siena, 1362 circa – Siena, 1422) è stato un pittore italiano della scuola senese.

Era figlio di un certo Bartolo di Mino barbiere e non del pittore Bartolo di Fredi, come riteneva il Vasari. Fu attivo anche nella vita pubblica della sua città e ricoprì alcune importanti cariche.

Nel 1389 risulta già iscritto nella Matricola dei pittori senesi e a quell'anno risale la sua prima opera pervenutaci: si tratta di un polittico con la Madonna col Bambino e Santi dipinto per la cappella di San Paolo a Collegalli, presso Montaione.

Nel 1393 è documentato a Genova, dove Cattaneo Spinola gli commissionava due dipinti per la chiesa di San Luca.

Tra il 1395 e il 1397 fu forse a Pisa: nel 1395 realizzò un polittico per la chiesa di San Francesco a Pisa e una Madonna con Bambino in trono e Santi per la chiesa di San Paolo all'Orto. In quegli anni dovrebbe anche aver realizzato ancora nella cappella Sardi Campigli della stessa chiesa francescana un ciclo di affreschi con Storie della transito di Maria e Santi. Nel 1397 firmò anche il Battesimo di Cristo della Collegiata di Triora (Imperia).

Nel 1400 era nuovamente a Siena dove dipinse un trittico per l'Oratorio di Santa Caterina della Notte e un Giudizio Universale, perduto, per il Duomo della città.

Nel 1401 Taddeo realizzò quello è considerato il suo capolavoro, il trittico per il Duomo di Montepulciano. Il pannello centrale del trittico riporta la monumentale figura della Madonna Assunta attorniata da Angeli, mentre sotto sono visibili i dodici apostoli che si accalcano intorno alla tomba vuota della Madonna. Sopra l'Assunta vediamo l'Incoronazione della Vergine. Le tre scene devono leggersi come una sequenza temporale dal basso verso l'alto con la Morte della Vergine, la sua Assunzione e la sua Incoronazione. I due pannelli laterali raffigurano vari Santi nell'atteggiamento di adorare la figura centrale della Madonna, mentre sui quattro pilastri che delimitano i vari pannelli scorgiamo dodici piccole figure di Dottori della Chiesa (tre per pilastro). Sopra i due pannelli laterali sono riportati l'Angelo annunciante (a sinistra) e la Madonna Annunziata (a destra). La predella in basso raffigura Nove scene della vita di Gesù Cristo mentre sopra la predella abbiamo alcune piccolissime scene dell'antico testamento.

Firmato e datato 1403 è il polittico per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia, poi smembrato e oggi in buona parte conservato alla Galleria Nazionale dell'Umbria: si trattava di una complessa macchina d'altare a doppia faccia con cinque tavole per ogni prospetto e due fiancate dipinte.

A Siena dipinse gli affreschi nel coro del Duomo (perduti), le Storie della vita della Vergine nella cappella del Palazzo Pubblico (1406-1408) e un ciclo di Uomini famosi nell'anticappella (1414-1417). Tra il 1416 e il 1418 ebbe due commissioni dal comune di Siene per realizzare affreschi votivi sopra due porte cittadine.

Artista assai prolifico, fu attivo anche a San Gimignano, dove nella controfacciata nella Collegiata e sulle pareti attigue dipinse un Giudizio Universale (1393, a Colle di Val d'Elsa (nella Chiesa di Sant'Agostino, si trova la quattrocentesca Madonna col Bambino), a Volterra, a Orte.

I numerosi spostamenti gli consentirono di conoscere temperie culturali differenti e così il suo stile, inizialmente fortemente debitore della lezione di Simone Martini (per quanto appresa in maniera mediata), si lasciò influenzare da Barnaba da Modena, attivo in Liguria, dai maestri veneti Turone e Altichiero, dal tardogotico fiorente in Umbria grazie a Gentile da Fabriano.

Nel 1422 dettò il proprio testamento e poco dopo morì all'età di 59 anni, secondo quanto Giorgio Vasari riporta nelle Vite.

Da Wikipedia: Taddeo di Bartolo

Bibliografia
S. Symeonides, Taddeo di Bartolo, Siena 1965;
Enzo Carli, La pittura senese del Trecento, Venezia 1981, pp.248-252;
Il Gotico a Siena, catalogo della mostra, Siena 1982;
Maestri senesi e toscani nel Lindenau-Museum di Altenburg, catalogo della mostra (Siena, Complesso museale di Santa Maria della Scala - Palazzo Squarcialupi, 15 marzo - 6 luglio 2008) a cura di Miklos Boskovits, Protagon, 2008, pp. 112 - 122;
Vittoria Garibaldi, Galleria Nazionale dell'Umbria, Electa, Milano 2002.