Giotto - Natività di Cristo

Titolo dell'opera: Natività di Cristo
Autore: Giotto
Anno di esecuzione: 1303 - 1305
Luogo: Padova ( Cappella degli Scrovegni)


La Natività di Gesù è un affresco (200x185 cm) di Giotto, databile al 1303-1305 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. È compresa nelle Storie di Gesù del registro centrale superiore, nella parete destra guardando verso l'altare.

Come fonti delle scene cristologiche Giotto usò i Vangeli, lo Pseudo-Matteo, il Protovangelo di Giacomo e la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze.

Un paesaggio roccioso fa da sfondo alla scena della Natività, tutta incentrata in primo piano. Maria è infatti distesa su un declivio roccioso, coperto da una struttura lignea, ed ha appena partorito Gesù, mettendolo, già fasciato, nella mangiatoia, aiutata da un'inserviente, davanti alla quale spuntano il bue e l'asinello. 










Giuseppe sta accovacciato in basso dormiente, come tipico dell'iconografia, a sottolineare il suo ruolo non attivo nella procreazione; la sua espressione è incantata e sognante. Il manto di Maria, un tempo azzurro lapislazzuli steso a secco, è andato oggi in larga parte perduto, scoprendo la stesura sottostante della veste rossa. A sinistra si svolge l'annuncio ai pastori, due, raffigurati di spalle vicini al proprio gregge, mentre dall'alto un angelo li istruisce sull'evento miracoloso. Altri quattro angeli volano sopra la capanna e rivolgono gesti di preghiera al fanciullo nato e a Dio nei cieli.

Originale è il taglio prospettico dell'architettura, capace di rinnovare la statica tradizione bizantina dell'iconografia. Solide sono le figure, soprattutto quella della Madonna e quella di Giuseppe, che fanno pensare a modelli scultorei, di Giovanni Pisano. La tensione della Madonna nell'azione e l'attenzione che essa rivolge al figlio sono brani di grande poesia, che sciolgono in un'atmosfera umana e affettuosa il racconto sacro. L'inserimento delle figure nello spazio è efficacemente risolta e gli atteggiamenti sono spontanei e sciolti, anche negli animali.

Delicate sono le tonalità dei colori, che spiccano sull'azzurro del cielo (in questo caso danneggiato), armonizzandosi con le altre scene della cappella.

Da Wikipedia: Giotto - Natività di Gesù
Bibliografia

Maurizia Tazartes, Giotto, Rizzoli, Milano 2004. ISBN non esistente
Edi Baccheschi, L'opera completa di Giotto, Rizzoli, Milano 1977. ISBN non esistente

Raffaello Sanzio - Madonna della seggiola

Titolo dell'opera: Madonna della seggiola
Autore: Raffaello Sanzio
Anno di esecuzione: 1513 - 1514
Luogo: Firenze (Palazzo Pitti: Galleria Palatina)



La Madonna della Seggiola è un dipinto a olio su tavola (diametro 71 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1513-1514 circa e conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.

L'opera si trova nelle collezioni medicee fin dalla prima metà del Cinquecento, ed era sicuramente nata per una collocazione privata, a giudicare dal formato della tavola. La presenza della "sedia camerale", la complessità compositive e altri dettagli hanno fatto ipotizzare che l'opera fosse nata su commissione di papa Leone X, e da lui inviata ai suoi parenti a Firenze. Già agli Uffizi, venne destinata al palazzo reale dall'inizio Settecento. Negli inventari del 1723 e del 1761 è infatti ricordata nella camera da letto del Gran Principe Ferdinando, mentre in seguito fu collocata nella Sala di Pietro da Cortona e, dopo il riordino leopoldino della quadreria, Sala di Giove (1771) e poi in quella di Marte (1793). Rastrellata durante le spoliazioni napoleoniche, fu a Parigi dal 1799 al 1815[1]. Tornata a Firenze, dal 1882 è nella Sala di Saturno[2].

La datazione si basa su elementi stilistici, e viene in genere riferita a dopo gli affreschi della Stanza di Eliodoro, verso il 1514: evidenti sono le citazioni michelangiolesche, nella plasticità prorompente e muscolare di alcuni dettagli, come il gomito del Bambino, tuttavia stemperati dal dolce stile raffaellesco. Vicina da un punto di vista stilistico e formale è la Madonna della Tenda.

Una tradizione popolare vuole che l'ispirazione per quest'opera venne all'artista mentre transitava per Velletri, dove vide una contadina del luogo che cullava il proprio figlio in grembo.


L'opera mostra Maria seduta su una sedia, da cui il nome, di tipo camerale. Essa si volta, col Bambino stretto in un tenero abbraccio, verso lo spettatore. Assiste san Giovannino, a destra, che rivolge un gesto di preghiera a Maria, affiorando dallo sfondo scuro.

La Madonna solleva una delle due gambe, coperte da un drappo azzurro, scivolando quasi in avanti, in modo da creare un ritmo circolare che sembra voler suggerire il dondolio del cullare[3]. Essa china il capo verso il figlio, facendo toccare le due teste, e creando una situazione di intima dolcezza familiare. Dietro la bellezza formale vi è uno schema compositivo geometrico, basato su curve e controcurve.

Estremamente curati sono i dettagli, che ne fanno un'opera di grande ricercatezza formale. Dal brillare delle frange dorate sullo schienale della sedia, ai ricami sullo scialle della Vergine, fino allo studiato accostamento di colori caldi e freddi (blu, verde, rosso, giallo), che fanno dell'opera "indubbiamente uno dei maggiori capolavori dell'arte rinascimentale.

Bibliografia

Pierluigi De Vecchi, Raffaello, Rizzoli, Milano 1975.
Paolo Franzese, Raffaello, Mondadori Arte, Milano 2008. ISBN 978-88-370-6437-2

Da Wikipedia: Madonna della seggiola

Leonardo da Vinci - San Giovanni Battista

Titolo dell'opera: San Giovanni Battista
Autore: Leonardo da Vinci
Anno di esecuzione: 1508 - 1513
Luogo: Museo del Louvre

San Giovanni Battista è un dipinto a olio su tavola di noce (69x57 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1508-1513 e conservato nel Museo del Louvre a Parigi.


Forse l'opera è quella commissionata a Firenze da Giovanni Benci verso il 1505. Tra le prime biografie di Leonardo da Vinci, solo l’anonimo Gaddiano o Magliabechiano (1537-1542 circa) indica un San Giovanni Battista tra le sue opere. Nell’Itinerario (1521, descrivente un viaggio per l'Italia del Nord, la Svizzera, la Germania l'Olanda e la Francia nel 1517-1518) di monsignor Antonio de Beatis da Molfetta, segretario del cardinale Luigi d'Aragona, è ricordato un incontro con Leonardo il giorno 10 ottobre 1517 al castello di Cloux, dove sarebbero state mostrate quattro opere: due ritratti (uno dei quali si presume fosse la Gioconda), la "Madonna col Bambino seduto sui ginocchi di Sant'Anna" ed infine un "San Giovanni Battista giovane".