Simone Martini - Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio

Titolo dell'opera: Commento di Servio a Virgilio
Autore: Simone Martini 
Anno di esecuzione: 1338 circa
Luogo: Milano (Biblioteca Ambrosiana)


Il Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio è una pagina miniata da Simone Martini per Francesco Petrarca nel 1340. Fa parte del Ms. S.P. 10/27 (già A. 49 inf.) conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano.

L'opera testimonia l'amicizia nata tra i due artisti alla corte di Benedetto XII ad Avignone: secondo l'interpretazione di una poesia del Petrarca, Simone avrebbe dipinto un ritratto di Laura (sonetti LXXVII e LXXVIII del Canzoniere). Anche se alcuni pensano che i versi si possano riferire invece a Simone da Cremona, miniatore attivo a Napoli dal 1335 circa, è più probabile l'ipotesi del Martini, anche per la relazione documentata dalla miniatura del Commento.

I versi recitano:

« Ma certo il mio Simon fu in paradiso,
Onde questa gentil donna si parte;
Ivi la vide e la ritrasse in carte,
Per far fede quaggiù del suo bel viso »

(Il Canzoniere, Per mirar Policleto a prova fiso)

La pagina miniata mostra, con dovizia di dettagli naturalistici e con uno stile raffinato dalle tinte tenui tipiche dell'artista, il commentatore latino Servio, che scosta una tenda semitrasparente per mostrare il sommo poeta sdraiato mentre sembra trarre l'ispirazione guardando il cielo, con penna e libro in mano. L'atto di scostare la tenda è una chiara metafora della divulgazione del commentatore. Assistono alla scena un soldato, un pastore e un contadino, che alludono ai temi epici, pastorali, bucolici cantati nell'opera del poeta.

Controfrontespizio:

"Mantua Virgilium, qui talia carmine fixit Sena tulit Symonem, digito qui talia pinxit"

"Mantova diede i natali a Virgilio, che a tali temi diede forma con i versi, Siena a Simone, che li dipinse con sua mano."


Bibliografia

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.

Fratelli Limbourg - Très riches heures del Duca di Berry (Mese di Febbraio)

Titolo dell'opera: Très riches heures del Duca di Berry
Anno di esecuzione: 1414 circa
Luogo: Musée Condé di Chantilly

Mese: Febbraio


Per la raffigurazione di Febbraio, i fratelli Limbourg scelsero una scena di inverno contadino, immortalando a perfezione un giorno tipico di clima rigido. Da un cielo cupo e coperto di nubi la pallida luce del sole cade sulla vasta campagna interamente imbiancata dalla neve. In lontananza, sorge fra due colline un paese, verso il quale s'avvia un contadino portando con sé il mulo carico delle merci che intende vendere al mercato. Frattanto, nelle vicinanze del bosco ormai spoglio, un giovane taglia i rami degli alberi e, presso il granaio, una figura infreddolita si copre con un mantello di lana affrettandosi nel tornare a casa.

In primo piano è rappresentato un podere recintato, nel quale ogni singolo elemento è definito con meticolosa minuzia, dalla piccionaia ai barili, dall'ovile al granaio. All'interno della capanna in legno sulla sinistra, due contadini poco pudicamente si riscaldano col fuoco che arde nel camino (scoprendo le pudenda), mentre la padrona di casa, in postura più dignitosa ed elegantemente involta nel suo ampio abito blu, sosta sulla soglia ed osserva, con espressione sonnacchiosa, il piccolo cane bianco ai suoi piedi. Dei panni bagnati sono stesi ad asciugare ad alcune assi della casa, mentre il fumo grigio s'arriccia uscendo dal comignolo e, dissolvendosi pian piano, si disperde nel cielo plumbeo.

Il rigore dell'inverno è sottolineato ulteriormente dagli uccelli accalcati vicino all'ovile che beccano il mangime sparso sulla neve, unico alimento che sarebbe impossibile trovare altrove. Ogni particolare di questa splendida miniatura è reso con cura magistrale, a dimostrazione di quanto fosse istintiva e profonda l'osservazione dal vero operata dai tre artisti.


Bibliografia

Luciano Bellosi, I Limbourg precursori di Van Eyck? Nuove osservazioni sui mesi di Chantilly, in «Prospettiva», 1975, n. 1.
M. Meiss e E. H. Beatson, The Belles Heures of Jean, Duke of Berry, New York, 1974.
Pietro Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Torino, 1966.
C. Raymond, Giorni del Medioevo. Le miniature delle Très riches heures del duca di Berry, 2001.
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.

Pisanello - Biografie

Biografie: Pisanello

Medaglione (recto) - Pisanello (Auoritratto)
Antonio di Puccio Pisano, meglio noto come Pisanello (Verona, ante 1395 – Napoli, 1455 circa), è stato un pittore e medaglista italiano, tra i maggiori esponenti del gotico internazionale in Italia.

Pisanello era noto soprattutto per splendidi affreschi di grandi dimensioni, sospesi tra realismo e mondo fantastico, popolati da innumerevoli figure, con colori brillanti e tratti precisi; essi furono in larghissima parte distrutti, a causa di incidenti, dell'incuria o di distruzioni volontarie, per via del mutare del gusto, soprattutto nei secoli del Rinascimento e del Barocco. Nell'arco della sua carriera artistica si dedicò con successo anche all'attività di medaglista, raggiungendo vertici che, secondo alcuni[3], sono in questo campo insuperati.

Venne acclamato da molti poeti, su tutti Guarino da Verona, e dai letterati e umanisti del tempo, come il Porcellio. Verso la metà del XV secolo la sua celebrità declinò però rapidamente, per via del diffondersi del linguaggio rinascimentale. Pisanello non fu comunque immune alla novità dell'Umanesimo, come si vede bene nelle sue opere di medaglista, ma la sua visione stilistica non riuscì mai ad adottare una spazialità razionale prospettica. Nessuno prima di lui era giunto a un'analisi del mondo naturale così accurata, come testimonia la sua vastissima produzione grafica. Famosi sono infatti i suoi studi dal vero di personaggi e animali su disegno, tra i migliori dell'epoca, superati solo sul finire del XV secolo dall'occhio indagatore di Leonardo da Vinci.

Lavorò per il Doge di Venezia, per il Papa, per le corti di Verona, Ferrara, Mantova, Milano, Rimini e negli ultimi anni per il Re di Napoli.

Si stima che solo il 5-8% della produzione pittorica di Pisanello ci sia pervenuta: sebbene si tratti in maggioranza di disegni e medaglie, l'artista si considerò sempre, come traspare dalle sue firme, solo e soprattutto un "pictor".


Si esce dal periodo buio della conoscenza dell'opera di Pisanello solo con l'instaurarsi del sodalizio con Gentile da Fabriano. I due artisti si conobbero probabilmente a Venezia tra il 1415 e il 1422 circa, quando Pisanello venne chiamato a continuare la decorazione ad affresco della sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale iniziata da Gentile. Qui Pisanello dipinse l'episodio di Federico Barbarossa supplicato dal figlio Ottone nell'ambito delle storie della guerra tra il Barbarossa e papa Alessandro III. L'opera venne prima ritoccata nel 1488 da Alvise Vivarini e infine distrutta da un incendio nel 1577, per cui non ne resta niente.

Della feconda collaborazione con Gentile da Fabriano oggi restano in larga parte solo tracce stilistiche e storico-documentarie. Al 1420 circa viene fatta risalire la Madonna della Quaglia, prima opera pressoché certa di Pisanello pervenutaci, dove si nota un influsso di Gentile soprattutto nel confronto con alcune tavole di analogo tema dell'artista fabrianese, quali la Madonna in trono col Bambino e angeli musicanti (Perugia, Galleria nazionale dell'Umbria) e la Madonna dell'Umiltà (Pisa, Museo nazionale di San Matteo). Vi si riscontrano però anche influenze di autori lombardo-veneti, quali Stefano e Michelino da Besozzo, in particolare riguardo a opere come la Madonna del Roseto (Verona, Museo di Castelvecchio), variamente attribuita all'uno o all'altro.

La vastissima produzione di disegni di Pisanello testimonia un'attività molto feconda, a differenza delle poche testimonianze pittoriche sicure che ci sono pervenute. Indubbiamente come disegnatore fu tra i più grandi della sua epoca.

In uno degli studi più completi sulla grafica pisanelliana, della Fossi Todorow (1966), vengono elencati 463 fogli gravitanti attorno al nome dell'artista, ma ne vengono accettati come sicuramente autografi solo 80. Il dibattito sull'autografia o meno dell'opera grafica è uno dei più accesi e controversi in merito all'artista, con accrescimenti e sfrondature diversi da studioso a studioso. Molti appaiono infatti nelle raccolte i disegni di artisti della cerchia, di scolari, imitatori e copiatori, mentre non mancano soggetti più generici, riscontrabili nei molti taccuini, repertori di modelli, fogli di figurini e bestiari che circolavano all'epoca, soprattutto in Lombardia e in Italia settentrionale.

Il gruppo più nutrito di disegni dell'artista e della sua cerchia è il Codice Vallardi del Cabinet des Dessins del Louvre (378 fogli). Segue, a distanza, la raccolta della Biblioteca Ambrosiana (26 fogli), mentre altri fogli sparsi si trovano in collezioni e musei di tutto il mondo. Più studiosi si sono cimentati nella suddivisione e riunione per gruppi dei fogli, arrivando anche a ipotesi suggestive, come quella di un taccuino usato dall'artista nei suoi viaggi o di un "album rosso".

I disegni di Pisanello testimoniano la versatilità e l'accuratezza con il quale l'artista studiò la natura, arrivando a vertici di verosimiglianza mai raggiunti prima. È con lui che la produzione grafica arriva alla dignità di arte autonoma: i suoi studi di figure infatti non sono sempre modelli per realizzare qualcos'altro, né solo studi preparatori, ma riproduzioni dal vero, condotte con la minuzia di un'indagine che oggi diremmo "scientifica". Per esempio negli studi destinati a definire la scena del San Giorgio e la principessa (in larga parte al Cabinet des Dessins del Louvre) sono presenti animali, ritratti e specie botaniche, di una potenza espressiva che sembra voler indagare anche i sentimenti e le emozioni.

Negli studi e copie di sarcofagi antichi, eseguiti a Roma nel 1431-1432, si nota come Pisanello e i suoi seguaci fossero stati contagiati dall'interesse per l'antico, inaugurato dal Petrarca nelle corti settentrionali. L'atteggiamento dell'artista verso le opere antiche è però ancora medievale, come dimostra ad esempio il disegno della sua bottega alla Biblioteca Ambrosiana con figure copiate dal sarcofago di Marte e Rea Silvia di palazzo Mattei a Roma: le figure copiate sono accostate con estrema libertà, senza interesse al contenuto narrativo dell'episodio; esse sono solo fonti per un repertorio, da riassemblare a piacimento per ottenere nuove composizioni.

Da Wikipedia: Pisanello - Disegni

Bibliografia


Vita:
Giorgio Vasari, Adolfo Venturi, Gentile da Fabriano e il Pisanello, Firenze, 1896.
George Francis Hill, Pisanello, Londra, 1905.
Adolfo Venturi, Pisanello, Roma, 1939.
Bernhard Dagenhart, Pisanello, Vienna, 1941.
Raffaello Brenzoni, Pisanello, Firenze, Olschki, 1952.
Luigi Coletti, Pisanello, Milano, 1953.
Renzo Chiarelli, Pisanello, Milano, 1958.
L. Magagnato (a cura di), Da Altichiero a Pisanello, catalogo della mostra a Verona 1958, Verona, Neri Pozza, 1958, ISBN 978-88-7305-053-7.
Maria Fossi Todorow, I disegni del Pisanello e della sua cerchia, Olschki, 1966, ISBN 978-88-222-1660-1.
AA.VV., L'opera completa di Pisanello, Milano, Rizzoli, 1966, ISBN 978-88-17-24382-7.
Marcello Castrichini, Pisanello. Restauri ed interpretazioni, Ediart, 1996, ISBN 978-88-85311-29-9.
P. Marini (a cura di), Pisanello, Mondadori Electa, 1996, ISBN 978-88-435-5778-3.
Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I tempi dell'arte - Volume 2, Milano, Bompiani, 1999, ISBN 88-451-7212-0.
Vittorio Sgarbi, Notte e giorno d'intorno girando..., Milano, Rizzoli, 1998, ISBN 978-88-17-85887-8.
Federico Zeri, Un velo di silenzio, Rizzoli, 1999, ISBN 978-88-17-10059-5.
Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Milano, Electa, 2004, ISBN 88-370-2315-4.
Silvia Ronchey, L'enigma di Piero. L'ultimo bizantino e le crociata fantasma nella rivelazione di un grande quadro, Milano, BUR, 2006, ISBN 978-88-17-01638-4.

Disegni:
AA.VV., L'opera completa di Pisanello, Rizzoli, Milano, 1966.
Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano, 1999.
M. Fossi Todorow, I disegni di Pisanello e della sua cerchia, Firenze, 1966.