Registrum Gregorii

Il Registrum Gregorii, oggi conservato nel Musée Condé a Chantilly e nella Stadtbibliothek di Treviri, è un codice che raccoglie le lettere di papa Gregorio I. Il documento fu commissionato dall'arcivescovo Egberto di Treviri all'italiano e anonimo Maestro del Registrum Gregorii, probabilmente dopo la morte di Ottone II nel 983. In particolare vennero eseguite solo due grandi miniature a piena pagina, Ottone II in trono attorniato dalle Province dell'Impero (oggi a Chantilly) e San Gregorio Magno ispirato dalla colomba che detta allo scriba (oggi a Treviri). L'artista che eseguì le miniature doveva essere molto colto, a conoscenza del greco e con un bagaglio figurativo molto ampio.

Nella prima miniatura, l'imperatore, definito dall’iscrizione «Otto Imperator August[us]», siede su un trono posto davanti a un ciborio con sullo sfondo un telo verde, il sovrano indossa un'alba di colore rosa con ricchi ornamenti d’oro e la clamide imperiale color porpora e ricamata in oro. Nella mano destra tiene lo scettro mentre con la sinistra regge la sfera con la croce. Attorno sono quattro personaggi femminili coronati che indossano vesti antiche e reggono sfere più piccole e sono identificate dalle iscrizioni come: la Francia, la Germania, l'Italia e l'Alemannia. Qui la solenne frontalità dell'imperatore è movimentata dall'architettura di sfondo che, intuitivamente, crea un gioco di pieni e vuoti con un pacato equilibrio classicheggiante.





Nella seconda scena si vede Gregorio Magno sulla destra, assorto sulla cattedra, con la colomba divina sulla spalla, mentre una tenda lo separa dallo scriba intento a ricopiare sotto dettatura. Anche qui le figure sono incorniciate da un'architettura, con naturalezza e misura.

In entrambe le scene le figure possiedono una fisicità realistica, ed i colori sono scelti in maniera da amalgamarsi gradevolmente (nella prima prevalgono i toni rossi, nella seconda quelli blu), con un ampio ricorso alle lumeggiature per evidenziare i volumi.

Il resto dei pagini si trovano a Treviri (una doppia pagina e 37 pagini di lettere).





Da Wikipedia: Registrum Gregorii

La Renovatio Carolingia


La rinascita carolingia (chiamata anche rinascenza o rinascimento o renovatio) è il nome dato dagli storici alla fioritura ed al risveglio culturale nell'Occidente che è coinciso con gli anni al potere di Carlo Magno (742-814).

Il termine presenta una certa ambiguità legata a un improprio confronto con epoche successive. Il re franco perseguì piuttosto una riforma in tutti i campi, per poter "correggere" delle inclinazioni che avevano portato a un decadimento generale. Ma quando l'Imperatore pensava alla ristrutturazione ed al governo del suo regno, rivolgeva le sue attenzioni a quell'Impero Romano di cui si faceva prosecutore ideale sia nel nome, sia nella politica.

L'Impero carolingio era sorto dall'unione di aree geografiche e gruppi etnici ormai molto diversi tra loro. La renovatio fu anche una spinta alla coesione, come stimolo verso la creazione di un patrimonio culturale comune. Esso non era più l'antico Impero Romano, né il precedente Regno dei Franchi, avendo conseguito lo status imperiale nell'800.

La cultura al tempo di Carlo Magno e dei suoi successori è profondamente legata a due fattori:

La forte impronta data dalla religione;
La legittimazione dell'Imperium attraverso la ripresa di elementi tipici della classicità romana.
Ispirandosi all'epoca dell'Impero Romano cristianizzato di Costantino I, si cercò di sottolineare il collegamento con la Chiesa di Roma per vari motivi, tra i quali non vanno trascurati la diffusione capillare del cattolicesimo in Europa, che poteva fare da veicolo per le riforme amministrative e istituzionali dell'Imperatore, e il collegamento diretto tra Papato e cultura antica, che poté legittimare l'Impero senza passare da Bisanzio, quindi senza generare conflitti e sovrapposizione di potere con il basileus.

Oltre al papato, un altro grande alleato dei Carolingi fu l'ordine benedettino, che fu promosso tramite la fondazione di decine e decine di abbazie, mentre a corte confluivano i chierici più colti del mondo cristiano. I monasteri fecero anche da centri propulsori della nuova cultura tramite l'istruzione.

Non fu però un recupero integrale e purista, anzi si fecero proprie tutte quelle realtà regionali nel frattempo fiorite in Europa, che ormai avevano trasformato e arricchito di nuove esperienze il retaggio romano: la tradizione cristiana irlandese e anglosassone, la cultura ellenizzata dei territori mediterranei, la cultura longobarda, oltre a tutta quella serie di nuovi influssi esterni come quello arabo e persiano.

Evangeliario dell'Incoronazione

Titolo dell'opera: Evangeliario dell'Incoronazione
Autore: Artisti vari
Anno di esecuzione: 793 circa
Luogo: Vienna (Kunsthistorisches Museum)

L'Evangeliario dell'Incoronazione, conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, forse venne realizzato da artisti stranieri, greci o romani educati in scuole greche, ad Aquisgrana nel 793 circa.

L'opera venne trovata da Ottone III, in occasione dell'apertura della tomba di Carlo Magno ad Aquisgrana nell'anno 1000, nel sepolcro imperiale.

Il testo, scritto con inchiostro d'oro e d'argento su pergamena purpurea, si struttura su un'unica colonna. All'inizio sono sedici cartaglorie, mentre in cima alle rispettive sezioni sono le figure degli evangelisti, incorniciati da una cornice d'argento con bordi dorati, scanalata e ornata con palmette.

Queste figure sono abbastanza singolari rispetto alla miniatura immediatamente precedente, rappresentano una fase dell'arte della miniatura carolingia che viene fatta coincidere con la committenza del figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, dove per la prima volta si cercò di penetrare l'arte antica anche riproducendone i caratteri stilistici.

Negli evangelisti il colore denso e pastoso crea un volume reale, una vera plasticità evidenziata anche dai realistici panneggi, probabilmente ispirati a figure di filosofi seduti di opere ellenistiche che ancora circolavano in Oriente.

La figura massiccia di Giovanni evangelista per esempio, avvolta in una tunica bianca e toga, siede su un trono all'interno di questa cornice mentre con la penna nella mano destra indica il libro ancora chiuso, che tiene nella sinistra. con sullo sfondo un bosco scuro in fiamme davanti al firmamento blu.



Bibliografia

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.