Basiliche: Complesso della Santissima Trinità (Venosa)

Titolo dell'opera: Complesso della Santissima Trinità
Autore: Romani, Longobardi e Normanni
Anno di esecuzione: V secolo
Luogo: Venosa (Provincia di Potenza, Basilicata)



Il complesso della Santissima Trinità è tra i più importanti siti monumentali di Venosa, il cui interesse si deve al fatto che nell'abbazia contiene la stratificazione di tracce ereditate principalmente da Romani, Longobardi e Normanni. La struttura si compone della chiesa antica (o chiesa vecchia), a cui dà accesso l'entrata principale, e della chiesa Incompiuta (o chiesa Nuova), la cui costruzione non fu mai portata a termine. È riconosciuto monumento nazionale con regio decreto dal 20 novembre 1897.
Tomba degli Altavilla
Vi è controversia sulla data di fondazione, ma gli studi più recenti riprendono le teorie di Daniel Bertaux: l'Abbazia (che inizialmente comprendeva solo la Chiesa Antica) venne innalzata dai Benedettini prima della venuta dei Normanni. Il nucleo originario è costituito da una Basilica Paleocristiana sorta tra il V ed il VI secolo, ove in precedenza vi era un tempio pagano dedicato a Imene. Nel 1059, venne consacrata da papa Niccolò II. Nello stesso anno Roberto il Guiscardo volle rendere la Chiesa il sacrario degli Altavilla e fece portare, all'interno, le salme dei suoi fratelli Guglielmo "Braccio di Ferro", Umfredo e Drogone (successivamente verrà anche lui sepolto qui).

La chiesa preserva un impianto in stile paleocristiano, strutturato da una pianta basilicale romana con un'ampia navata centrale e l'abside posta sul fondo, ma nel corso del tempo ha subito varie mutazioni a partire dal VII secolo, fino agli apporti di ricostruzione e restauro ad opera di Longobardi (nel X secolo) e Normanni (tra il XI ed il XIII secolo).

L'ingresso della Chiesa, in stile romanico, esibisce sul lato sinistro due sculture di leoni in pietra e quattro sporgenze, che corrispondono ad altrettante facciate sovrapposte l'una all'altra nel corso dei secoli. Da destra verso sinistra: la prima sporgenza è di epoca normanna tra il XI e XII secolo; la seconda è longobarda, datata il X secolo; la terza è del VIII-IX secolo e la quarta è l'entrata laterale della Basilica Paleocristiana, al momento chiusa.



Varcando la soglia dell'edificio, si possono rimirare varie sculture di civiltà eterogenee, perlopiù romane, e la cosiddetta Colonna dell'Amicizia, opera romana sormontata da un capitello bizantino. La Colonna venne chiamata così perché dice la tradizione che girarvi intorno tenendosi per mano sia un presagio di eterna amicizia e per le giovani spose che si comprimano tra colonna e parete, un augurio di fecondità.

Chiese: Saint-Germain d'Auxerre

La chiesa di Saint-Germain d'Auxerre si trova nella parte nord della città di Auxerre, in Francia, e fa parte di un'antica abbazia.

Venne fondata nel V secolo dal vescovo san Germano d'Auxerre, che donò alcuni terreni di proprietà della sua famiglia ed altri benefici. Il primo edificio costruito fu un cappella piuttosto semplice, che conteneva alcune preziose reliquie di san Maurizio martire e della Legione Tebea. Germano stesso vi venne sepolto il 1º ottobre 448. Verso l'inizio del VI secolo al posto della cappella venne costruita un basilica su iniziativa della Regina Clotilde, moglie di Clodoveo I, poi nel periodo carolingio venne inglobata in un'abbazia. In seguito alla prodigiosa guarigione del conte Corraddo della famiglia burgunda dei Welfen (quelli che diedero poi il nome al partito guelfo), nell'840 fu disposto di edificare una nuova basilica, come ex voto.

I lavori iniziarono nell'841 e terminarono verso l'865. Resta di quel periodo la cripta a più livelli, per seguire la conformazione del terreno, terminata nell'857 con la traslazione delle spoglie di san Germano.

La basilica venne profondamente trasformata nella seconda metà del XII secolo, poi nel periodo romanico vennero aggiunte due torri in facciata, delle quali resta solo quella sud. Nel 1277 l'abate Jean de Joceval decise una riedificazione in stile gotico, proseguita fino al 1398 quando si interruppero i lavori sebbene il progetto non fosse stato completato.

Il monastero venne in parte distrutto dagli ugonotti nel 1567 e secolarizzato nel 1810. Nel 1817 la chiesa subì un restauro in stile neogotico con la creazione di una nuova facciata, che accorciò la navata, per questo la torre romanica un tempo addossata alla muratura oggi si trova isolata.

Oggi vi è stato ricavato il Musée Abbaye Saint Germain.

La cripta è particolarmente importante sia per l'originaria architettura carolingia, tra le meglio conservate di Francia, sia perché conserva un ciclo di affreschi praticamente unico risalente al IX secolo, i più antichi di Francia, riscoperti nel 1927. Da queste pitture si è potuto studiare l'aspetto delle arti figurative di quel tempo, poiché altrove sono quasi completamente distrutte (restano pochi esempi coevi a Malles, a Müstair, a Naturno ed a Castelseprio).












Le pareti sono trattate con decorazioni di finti elementi architettonici (volte a crociera, fregi e altro), all'interno dei quali sono disegnate alcune lunette istoriate con scene di santi. Una scena riporta la Lapidazione di Santo Stefano ed è interessante come il pittore sia attento alla dinamica delle figure, ritraendo con verosimiglianza i gesti e le espressioni facciali, ma lasci lo sfondo vagamente indeterminato, con una chiesa dalla quale esce il santo, incongruente per dimensioni (la porta arriva appena alla vita dei personaggi) e per prospettiva (un po' frontale, un po' "a volo d'uccello").

Da Wikipedia: Saint Germain d'Auxerre

Bibliografia:

(DE) Otto Demus, Romanische Wandmalerei. Aufnahmen von Max Hirmer, München, 1968

Evangeliario di Lorsch

Copertina: British Museum
L'Evangeliario di Lorsch (Codex Aureus di Lorsch) è un vangelo miniato redatto tra il 778 e l'820 ed è tra i capolavori della miniatura carolingia. È conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (Pal. lat. 50) ed una copia esiste anche ad Alba Iulia, in Romania (Biblioteca Documenta Batthyaneum, s.n.).

La prima localizzazione nota è l'Abbazia di Lorsch, dove figurò in un catalogo redatto sotto l'Abate Adelungo come Evangelium scriptum cum auro pictum habens tabulas eburneas. Il nome di Codex Aureus deriva appunto dalla presenza di lettere in inchiostro dorato.

Creato, se non per Carlo Magno stesso, per un'alta committenza vicina alla sua corte, le sue miniature mostrano un aulico stile bizantino con alcune influenze tipicamente occidentali, come le finte architetture di sfondo o l'uso di incorniciature composte da archi e colonne, tipiche della scultura tardo-antica in Italia. Vi si trovano anche echi di motivi presenti quegli oggetti preziosi scambiati come dono tra la corte imperiale, Roma e Bisanzio (ma anche dei saccheggi dei popoli vinti), quali cammei, monete, oreficerie e stoffe, segno di un'arte dove convergevano stimoli anche molto differenti. Notevole è anche la copertina in avorio scolpito risalente allo stesso periodo.

Copertina: Musei Vaticani
Nel XVI secolo venne trasferito ad Heidelberg, presso la Biblioteca Palatina, prima della secolarizzazione del monastero del 1563. Nel 1622 durante la Guerra dei Trent'anni il manoscritto fece parte del bottino dell'esercito cattolico. In quell'occasione venne diviso in due ed inoltre le copertine vennero tolte per renderlo più leggero durante il trasporto. La prima parte del testo finì alla Biblioteca Migazzi e da lì venne venduto al vescovo Ignac Batthyani; oggi è confluita nella biblioteca della città romena di Alba Iulia. La seconda parte, insieme alla maggior parte della Biblioteca Palatina, fu trasferita alla Biblioteca Vaticana. Le copertine invece finirono una al British Museum di Londra (poi passata al Victoria and Albert Museum) e una ai Musei Vaticani di Roma.

Da Wikipedia: Evangelario di Lorsch