Ambrogio Lorenzetti - Madonna col Bambino e Santa Maria Maddalena e Santa Dorotea

Titolo dell'opera: Madonna col Bambino
Autore: Ambrogio Lorenzetti
Anno di esecuzione: 1340 circa
Luogo: Siena (Pinacoteca nazionale)



I tre dipinti erano originariamente nella chiesa dell'ex convento di Santa Petronilla a Siena (in origine era la chiesa degli Umiliati), e sono stati ricomposti in un trittico nella Pinacoteca di Siena. La loro provenienza giustifica la pergamena tra le mani di Gesù: "beati pauperes", benedetti siate voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (Luca, 6,20). Il bambino ha amorevolmente un braccio intorno al collo di sua madre, mentre la Vergine tiene il suo volto accanto al Bambino guardandolo con uno sguardo intenso e penetrante. E 'questo sguardo di Maria, pienamente consapevole e con il dolore di chi già sa della passione che attende il Salvatore ed il dolore che li attende entrambi, che rappresenta la caratteristica del tutto nuova e originale dei dipinti di Ambrogio Lorenzetti,  nel soggetto della Madonna col Bambino; Lorenzetti dedica molta attenzione a questa espressione.

I due santi ai lati, Maria Maddalena a sinistra e S. Dorotea a destra, partecipano a questo momento di profonda intimità con i loro gesti calmi.

Nel trittico entrambe le sante continuano con le meditazioni dolorose della Vergine; Maria Maddalena mostra l'Uomo sul suo cuore e la coppa di unguento, in memoria di quello che lei ha portato al sepolcro già vuoto; Dorothea, d'altra parte, che sta guardando dritto Gesù negli occhi, ed a lui mostra il mazzo di fiori, simbolo del suo martirio e dei giardini del Paradiso, dove il Salvatore è in attesa per lei. La vita terrena di Cristo è raccontata nella splendida predella contenente il Compianto sul Cristo morto.

Gotico

Le origini del Gotico


Il gotico è una fase della storia dell'arte occidentale che, da un punto di vista cronologico, inizia all'incirca alla metà del XII secolo in Francia settentrionale, nella regione intorno a Parigi, per poi diffondersi in tutta l'Europa e termina, in alcune aree, anche oltre il XVI secolo, per lasciare il suo posto al linguaggio architettonico di ispirazione classica, recuperato nel Rinascimento italiano e da qui irradiatosi nel resto del continente a partire dal XV secolo.

Il gotico fu un fenomeno di portata europea dalle caratteristiche molto complesse e variegate, che interessò tutti i settori della produzione artistica, portando grandi sviluppi anche nelle cosiddette arti minori: oreficeria, miniatura, intaglio di avorio, vetrate, tessuti, ecc.

La nascita ufficiale dello stile viene identificata in architettura, con la costruzione del coro dell'Abbazia di Saint-Denis a Parigi, consacrata nel 1144. Dall'Île-de-France le novità si diffusero con modi e tempi diversi in Inghilterra, Germania, Spagna, Italia, Austria, Boemia, Ungheria, Scandinavia, Polonia, Transilvania, Moldavia, diversificandosi ed adattandosi ad un grande numero di committenze e scopi diversi.

Per esempio in Spagna e in Inghilterra il gotico segna la nascita delle monarchie nazionali, mentre in altre zone è espressione dei poteri feudali, o ancora dei liberi comuni dominati dalla nuova borghesia urbana. In epoca gotica vi fu uno stretto rapporto tra arte e fede cristiana, ma fu anche il periodo nel quale rinacque l'arte laica e profana. Se in alcuni ambiti si cercarono espressivi effetti anti-naturalistici, in altre (come nella rinata scultura) si assistette al recupero dello studio del corpo umano e degli altri elementi quotidiani.

A causa della sua provenienza francese, in età medievale l'architettura gotica era chiamata opus francigenum. A Venezia, invece, venne conosciuta come modo di costruire "alla tedesca". Il termine "gotico", propriamente "dei goti", antico popolo germanico, venne usato per la prima volta per indicare questo stile artistico e architettonico da Giorgio Vasari nel XVI secolo come sinonimo di nordico, barbarico, capriccioso, contrapposto alla ripresa del linguaggio classico greco-romano del Rinascimento.

La perdita della connotazione negativa del termine risale alla seconda metà del Settecento quando, prima in Inghilterra e in Germania, si ebbe una rivalutazione di questo periodo della storia dell'arte, che si tradusse anche in un vero e proprio revival (il Neogotico), che attecchì gradualmente anche in Francia, in Italia e parte dei paesi anglo-sassoni.

La novità più originale dell'architettura gotica è la scomparsa delle spesse masse murarie tipiche del romanico: il peso della struttura non viene più assorbito dalle pareti, ma distribuito su pilastri e una serie di strutture secondarie poste all'esterno degli edifici. Nacquero così le pareti di luce, coperte da magnifiche vetrate, alle quali corrispondeva fuori un complesso reticolo di elementi di scarico delle forze. Gli archi rampanti, i pinnacoli, gli archi di scarico sono tutti elementi strutturali, che contengono e indirizzano al suolo le spinte laterali della copertura, mentre le murature di tamponamento perdono importanza, sostituite dalle vetrate. La straordinaria capacità degli architetti gotici non si esaurisce nella nuova struttura statica: gli edifici, liberati dal limite delle pareti in muratura, si svilupparono con slancio verticale, arrivando a toccare altezze ai limiti delle possibilità della statica.

In Inghilterra si ebbe un ulteriore sviluppo della volta a crociera con la volta a sei spicchi e poi a raggiera o a ventaglio: soluzioni che permettevano un'ancora migliore distribuzione del peso. La cattedrale gotica fu concepita come una copia del Paradiso, perciò spesso al suo ingresso fu scolpito il Giudizio Universale.

Il gotico in Italia ha caratteristiche che lo distinguono notevolmente da quello del luogo d'origine dell'architettura gotica, cioè la Francia, e dagli altri paesi europei in cui questo linguaggio si è diffuso (cioè l'Inghilterra e la Germania). In particolare non viene recepita l'innovazione tecnica e l'arditezza strutturale delle cattedrali francesi, preferendo mantenere la tradizione costruttiva consolidata nei secoli precedenti, e anche dal punto di vista estetico e formale non trova un grande sviluppo lo slancio verticale quasi estatico dell'architettura d'oltralpe. Se da un lato quindi c'era stata un'applicazione precoce di elementi gotici in (gli archi a sesto acuto di retaggio arabo nell'Italia meridionale in età normanna), dall'altro la tradizione romanica, influenzata dai modelli bizantini, paleocristiani e classici, resistette al principio dell'annullamento delle pareti. Ciò fu dovuto probabilmente anche a questioni puramente pratiche: il clima italiano avrebbe fatto negli edifici coperti di vetrate un "effetto serra" nei mesi estivi, per cui la soluzione preferita fu quella di mantenere strutture in massiccia muratura, più fresche, sulle quali si stendevano preziose decorazioni ad affresco. Si ebbe quindi in Italia un compromesso tra romanico e gotico, senza eccessivi slanci in altezza e riduzioni scheletriche delle masse murarie.

Una possibile periodizzazione dell'architettura gotica italiana contempla una fase iniziale nel XII secolo con lo sviluppo dell'architettura cistercense, una fase successiva dal 1228 al 1290 di "primo gotico"; le realizzazioni dal 1290 al 1385 sono considerate di "gotico maturo" ed infine l'ultima fase dal 1385 fino al XVI secolo con l'inizio e la prosecuzione di cantieri "tardo gotici" come al Duomo di Milano o di Napoli ed alla Basilica di San Petronio a Bologna.

L'Italia fu una delle ultime nazioni europee dove si sviluppò l'arte gotica. L'architettura, come in altre parti dell'Europa, è all'inizio un prodotto di importazione. Il vettore principale è costituito dagli edifici dell'ordine benedettino cistercense, che dalla zona d'origine borgognona, in Francia, si espanse in tutta l'Europa occidentale.

L'architettura dell'ordine cistercense costituiva un sotto-linguaggio particolare dell'edilizia gotica. Si tratta infatti di un'architettura che accoglie le principali innovazioni già espresse nelle cattedrali dell'Île-de-France, ma in forma molto più moderata e in un certo senso "ascetica". Viene completamente bandita la decorazione figurativa, le vetrate hanno un'estensione ridotta e sono prive di colore, il verticalismo è frenato, all'esterno non sono ammessi torri o campanili. Viene però utilizzata la volta a crociera archiacuta a campate rettangolari e i pilastri a fascio che proseguono nelle costolonature delle volte. I capitelli presentano ornamentazioni semplicissime e prevalentemente non figurative. La lavorazione della pietra è accuratissima, e lo spazio definito dai tipici assetti planimetrici modulari e dalla nettezza e politezza delle membrature risulta, oltre che razionale, intensamente astratto. L'architettura di questo ordine si diffonde per tutto l'Occidente, e l'incontro del nuovo linguaggio con la tradizione locale costituì anche in Italia la base per gli sviluppi successivi.

I primi esempi di abbazie gotiche in Italia sono il complesso di Fossanova nel Lazio (1187-1206), l'Abbazia di Casamari, terminata nel 1217, o l'Abbazia di San Galgano, vicino Siena, iniziata nel 1227 e finanziata da Federico II. Nell'ultimo esempio, più tardo, si nota un'evoluzione del modello con un assottigliamento dei pilastri e un maggior numero di aperture che garantiscono una migliore luce.

L'architettura cistercense fornì spunti significativi agli ordini mendicanti, come francescani, domenicani, e agostiniani, nella cospicua fase di inurbamento dei relativi insediamenti che in Italia ha luogo fra la metà del Duecento e la metà del secolo seguente. Fra le note distintive di questi ordini vi era infatti una certa enfasi sulla decorosa povertà e semplicità degli edifici sacri e la necessità di avere ampie navate coperte con tetto a vista, in modo tale che i fedeli potessero ascoltare le prediche e seguire i riti senza ingombri visivi, come invece avveniva nelle cattedrali di assetto basilicale.

Un esempio precoce di accenni significativi di grammatica gotica (su una sintassi ancora tardo-romanica), è dato dalla basilica di Sant'Andrea a Vercelli (1219-1227), finanziata dal cardinale Guala Bicchieri che era stato legato al pontificio in Francia e quindi aveva potuto ammirare le nuove cattedrali. Già la facciata è molto originale, con l'innesto di contrafforti a forma tubolare e di due esili torri ai lati, mentre i portali strombati presentano ancora archi a tutto sesto e le gallerie di loggette ricordano gli esiti del romanico lombardo e renano. A parte la singolare presenza di archi rampanti, l'interno sa decisamente più di gotico, per le volte a crociera ogivali dai costoloni bicromi, gettate su pilastri 'incantonati' da colonnini serventi.

Un altro esempio coevo è il grandioso Battistero di Parma, dove lavorò Benedetto Antelami.

Da Wikipedia: Gotico

Cimabue - Maestà del Louvre

Titolo dell'opera: Maestà
Autore: Cimabue
Anno di esecuzione: 1280
Luogo: Louvre



Verso il 1280 Cimabue eseguì la Maestà del Louvre, ritenuta anteriore alla Maestà di Santa Trinita. Il trono è infatti disegnato con un'assonometria intuitiva, non con la pseudo-prospettiva frontale come nell'altra tavola. È simile a quello della Maestà dipinta da Cimabue stesso nella Basilica inferiore di Assisi (databile tra il 1278 e il 1280), con i gradini in primo piano che invece seguono una prospettiva frontale ribaltata, che suscita un certo senso di instabilità e piattezza.

Gli angeli invece sono disposti in piani successivi, dando il senso di scansione spaziale, sebbene rispetto ad Assisi siano più schematici: ciò ha fatto pensare a una datazione anteriore o alla presenza di un collaboratore. Appaiono disposti ritmicamente attorno alla divinità secondo precisi schemi di simmetria, con l'inclinazione ritmica delle teste e senza un interesse verso la loro disposizione illusoria nello spazio: levitano infatti l'uno sopra l'altro (non l'uno "dietro" l'altro).

Maria poggia fiaccamente la mano destra sulla gamba del bambino, mentre lo cinge con l'altra, infilando le lunghe dita affusolate nella sua veste e alzando il ginocchio destro per sostenerne la figura. Il volto di Maria mostra un addolcimento duccesco, mentre pare estraneo a quel misto di espressività vivace e dolcezza di altre opere di Cimabue. 








Gesù, come consueto per l'epoca, appare come un giovane filosofo vestito all'antica, che rivela la sua natura divina benedicendo come un adulto. nella mano sinistra impugna un rotolo delle sacre scritture, un chiaro elemento di matrice orientale che rivela l'origine bizantina del modello.

Molto fine è il modo con cui i panneggi avvolgono il corpo delle figure, soprattutto della Madonna, che crea un realistico volume fisico. Non vi è usata l'agemina (le striature dorate).

La pala è incorniciata da un nastro di fitte decorazioni fitomorfe, intervallato da ventisei tondi bordati d'oro, con busti di Cristo (in cima), di angeli (nella simasa), di profeti e di santi (ai lati e nel bordo inferiore).

Cimabue con quest'opera stabilì un nuovo canone per l'iconografia tradizionale della Madonna col Bambino, con il quale si dovettero confrontare i pittori successivi: la Maestà è il modello più diretto per la Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna, già in Santa Maria Novella e oggi agli Uffizi (con un trono analogo, e con una cornice con testine di santi quasi identica), che viene per questo attribuita a pochi anni dopo, verso il 1285 circa.




Da Wikipedia: Maestà del Louvre

Bibliografia

Eugenio Battisti, Cimabue, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1963.
Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente